La Bbc inglese ha comunicato che in Nigeria si è attuata un’ennesima “rottamazione” di avorio illegale sequestrato. Riportano infatti che nei giorni scorsi 2,5 tonnellate di questo materiale sono state, parole testuali, distrutte. Le foto mostrano la solita catasta di zanne e manufatti realizzati in questo materiale, accumulati in un piazzale. Tale pratica era stata già attuata, e riportata sulla nostra rivista, anni fa dallo Stato del Kenia. Allo “spettacolo” fu data ampia rilevanza e tutte le associazioni animaliste esultarono al rogo di sì tanta illegalità. In quel frangente oltretutto l’avorio fu bruciato in un grande falò. Solo che, proprio perché si tratta di avorio e non di legno, non brucia affatto. Per cui ancora aspettiamo di sapere che fine hanno fatto, dopo lo spettacolo, le diverse tonnellate di avorio. In quel contesto obiettammo che fu uno spettacolo inutile, visto che il suo ricavato sul mercato legale sarebbe potuto essere impiegato per finanziare, con mezzi maggiormente efficienti, la lotta al bracconaggio degli elefanti. E che tale catasta di avorio rappresentava il fallimento della politica del protezionismo, che ha così dimostrato quanto sia facile continuare a bracconare una specie che, sempre secondo quanto riportato dalle autorità, è ampiamente in pericolo. In Nigeria stiamo assistendo allo stesso spettacolo fallimentare. La nostra soddisfazione sarebbe stata grande, se il governo nigeriano non avesse mostrato alcuna zanna di elefanti uccisi illegalmente, e non 2,5 tonnellate di inefficienza nel controllo e nella repressione. Il governo nigeriano, in un comunicato stampa, ha dichiarato di aver voluto con questa iniziativa mandare un messaggio forte per far capire, secondo loro, che “il traffico di specie selvatiche non sarà tollerato nel nostro paese”.
A noi invece sembra che il messaggio, forte proprio come dicono loro, sia stato di totale impotenza a salvare dalla morte tutti gli elefanti le cui zanne erano nella catasta suddetta. E ancora una volta affermiamo che il corrispondente valore, circa 11,2 milioni di dollari, sarebbe potuto servire a sovvenzionare una vera task force di contrasto al bracconaggio: addestrando e pagando nuovi Ranger, acquistando mezzi terrestri e aerei per avvistare eventuali bracconieri, dotandosi di mezzi di rilevamento quali visori notturni, termocamere, droni e tante altre cose per non farci assistere, tra qualche anno, a un’altra farsa di questo tipo. Per non farsi mancare nulla il ministero dell’Ambiente locale ha poi dichiarato che l’avorio distrutto sarà ridotto in polvere e la polvere utilizzata per costruire un monumento che simboleggerà l’importanza degli elefanti e la determinazione dello Stato nigeriano per proteggerli. Il monumento certo non servirà a salvare nemmeno un altro elefante, ma soltanto a dimostrare che tutto continua come prima.