Non è bastata, a quanto pare, l’onda emotiva della strage di Orlando per convincere il Senato ad approvare le quattro proposte di legge presentate immediatamente dopo, per inasprire la legislazione statunitense in materia di armi, che infatti sono state tutte respinte. Le proposte provenivano da entrambi gli schieramenti politici (due dal partito democratico, due dal repubblicano). I provvedimenti prevedevano di impedire l'acquisto delle armi a persone inserite nelle liste dei sospetti terroristi dall'Fbi, o nell'elenco di quanti non sono autorizzati a salire su un aereo. Al vaglio era anche un aggiornamento del sistema per il controllo dei precedenti per gli acquirenti, con l'aggiunta di maggiori informazioni in tema di salute mentale da registrare in un database a livello statale.
Repubblicani e democratici si sono accusati a vicenda, i primi sostenendo che le proposte dei democratici erano troppo restrittive, gli altri definendo le iniziative dei repubblicani “deboli a un livello inaccettabile”.
Ovviamente sono piovute accuse anche sulla National rifle association: «Cosa andrò a raccontare alla comunità di Orlando?», ha dichiarato il senatore democratico della Florida Bill Nelson, «Purtroppo, dovrò dire loro che la Nra ha vinto di nuovo».
In realtà, tuttavia, la Nra aveva manifestato il proprio appoggio a una delle norme proposte dai repubblicani (quella relativa alla possibilità di rifiutare l’autorizzazione di acquisto a chi si trovi nelle liste Fbi di sospetti di terrorismo), quindi sarebbe più corretto dire che in questo caso è stato il “balletto” della politica nel senso più deteriore del termine a impedire le riforme, più che la Nra.