Orsi: si torna a parlare di sterilizzazione

Si torna a parlare di sterilizzazione per gli orsi “problematici” in Trentino: operazione tuttavia molto più complessa di quanto si voglia far apparire…

Nei tanti commenti usciti questi giorni i termini ricorrenti nei confronti di orse con cuccioli sono sempre purtroppo “Mamma”…”Bambini” eccetera. Interpretazione animalista emotiva che non riesce a trovare una linea logica e una soluzione. Tra le tante che vengono proposte c’è il ricorso alla sterilizzazione. Il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, già molto predisposto per soluzioni “umanitarie”, ha subito rilanciato questa idea. L’Ispra, nella persona del suo dirigente Piero Genovesi, ha dichiarato che “Si è visto che una parte degli incidenti con orsi sono legati a femmine con cuccioli, quindi prevenendo la riproduzione delle femmine con comportamenti aggressivi, si può pensare di ridurre i casi…” ma aggiunge che “si tratta di un terreno sperimentale, mai tentato al mondo, che stiamo approfondendo su invito del Ministro…daremo le nostre valutazioni…”. Non vediamo tanta convinzione nella dichiarazione. Anche perché non tutte le orse con cuccioli manifestano lo stesso livello di aggressività. Come altre specie, il comportamento è sempre personale e non di specie. Vedasi cani con cuccioli: ci sono femmine molto accondiscendenti a vederseli toccare gentilmente e altre che diventano vere leonesse solo ad avvicinarsi. Ma a proposito della sterilizzazione è intervenuto anche Luca Rossi, docente della facoltà di Veterinaria dell’Università di Torino. Esperto anche di fauna selvatica. “…non si tratta di una sciocchezza… ma di castrare animali selvatici…Rimane un’azione estremamente invasiva”. “Se si vuole provare la sterilizzazione per testare se una femmina aggressiva una volta castrata diventa più docile, allora la mia opinione è di farlo…si può fare per capire se questo ha un effetto sulla sua aggressività”. Per cui sarebbe la soluzione del problema? Per noi no. E infatti il professore aggiunge che l’operazione, anche per un solo capo, presuppone la cattura dell’animale. Portarla al Casteller, sedarla ancora. Operazione e successiva degenza in cattività. E parliamo di una soltanto. Ma aggiunge “direi che, come approccio sperimentale per gli orsi aggressivi, potrebbe andare bene. Venderlo come la risposta perfetta per questi esemplari è falso e come soluzione perfetta al tema delle nascite e dei numeri è assolutamente sbagliato”. Oltretutto limitare il numero delle femmine riproduttive innescherebbe il problema di una riproduzione sempre più ristretta a pochi esemplari. Per cui maggiore consanguineità. E limitare le nascite riporterebbe la specie a numeri non sufficienti a garantire una stabilità numerica per la sopravvivenza. Sul tema della sterilizzazione interviene anche Andrea Mustoni, zoologo ed esperto del Parco Adamello-Brenta. “La sterilizzazione è tecnicamente molto difficile e rischiosa, sia per l’animale sia per chi la deve effettuare. L’orsa va catturata, sedata, operata sul campo e rilasciata subito dopo, per evitare contatto con l’umano…è ambito da indagare, ma certo non si può mettere in campo dall’oggi al domani”. Oltretutto si sterilizzerebbero solo femmine che hanno già creato diverse volte problemi. E quindi? Quale sarebbe la soluzione rispetto a quello che è già accaduto? In Italia ogni anno vengono abbattuti per classi di età migliaia tra cinghiali, caprioli, cervi, camosci e daini. Piccoli, giovani e adulti. Sia maschi sia femmine. Da pochi giorni, programmati circa 3.400 daini nella zona di Ravenna. Animali di serie diverse? Tutti ugualmente intelligenti, iconici, rappresentativi della fauna italica. Quando si invoca la gestione scientifica vuol dire proprio e solo questo. Limitare con abbattimenti le specie alla disponibilità del territorio. E parallelamente si instaura una sana paura dell’uomo. Che li rende diffidenti e sempre all’erta per mantenerli più lontano possibile. Il che porrebbe probabilmente fine agli incontri. Un orso sente benissimo, senza campanelle e trombette, dove siete e quando arrivate. Alla fine, impedire gli abbattimenti, atti a mantenere una specie sana, è solo un problema emotivo animalista. Potrebbe invece essere la soluzione per i problematici.