Le dichiarazioni entusiastiche sulla bozza di direttiva europea “disarmista” da parte dell’eurodeputata Lara Comi hanno innescato un turbine di polemiche che, ormai, sta coinvolgendo tutti gli attori della vicenda. In particolare, la dichiarazione di Anpam che invitava a smorzare i toni delle polemiche nei confronti della Comi è stata accolta con rabbia dal popolo degli appassionati, a tal punto da determinare l’intervento diretto del presidente della stessa associazione, Stefano Fiocchi, che è anche il presidente della nota azienda di munizioni. “Leggo con rammarico i vostri commenti”, si legge nel comunicato, “personalmente non sono d’accordo con la versione della direttiva come è stata votata e, per chiarezza, voglio precisare che la Fiocchi munizioni non c’entra nulla con i contenuti della stessa, né tanto meno la condivide visto che non fa altro che creare inutili restrizioni. La Fiocchi ha sempre tenuto (e tiene sempre) in grande considerazione gli interessi degli appassionati del settore, perché prima di tutto Voi siete i nostri clienti! Come presidente Anpam, vi dico e vi assicuro che si è fatto il possibile (ed anche oltre) per modificare la proposta iniziale della Commissione europea ed infatti, rispetto alla prima stesura, che era “draconiana”, la stessa è stata migliorata tantissimo. Certo non è come l’avremmo voluta! Purtroppo la politica a volte richiede dei compromessi e l’attuale versione votata in Imco è frutto di complesse mediazioni di cui sono stato personalmente testimone a Bruxelles, e che purtroppo non accontenta nessuno! Vi assicuro che continueremo a lavorare in difesa di tutto il settore come abbiamo sempre fatto, ottenendo risultati concreti ed evitando molte volte fughe in avanti a livello nazionale, ma senza clamore e proclami”.
Il comunicato è stato accolto con ulteriori commenti rabbiosi e già c’è chi soffia sul fuoco parlando di boicottaggio dei prodotti italiani o dei prodotti Fiocchi. Non aiuta, certo. Aiuterebbe, però, che l'eurodeputata Comi parlasse davvero con il settore con la volontà di comprendere le ingiustizie perpetrate non solo agli appassionati, ma anche alle aziende produttrici italiane. E, se proprio non le scappa l'autocritica, almeno si rendesse disponibile per le prossime votazioni che la vedranno protagonista e che, eventualmente, potrebbero migliorare la direttiva. Siamo certi che gli appassionati, allora, cambierebbero decisamente atteggiamento.