La proroga della validità dei porti d’arma stabilita nel decreto del 17 marzo non risolve le questioni venutesi a creare con il prolungarsi dell’isolamento causato dal Coronavirus
Armerie, poligoni e campi di tiro continuano a essere chiusi da quando è iniziato il cosiddetto “lockdown” causato dal viruso Covid19. Quindi per cacciatori, tiratori e appassionati in genere, che il porto d’armi sia in scadenza o scaduto è abbastanza relativo, visto che comunque non si saprebbe come utilizzarlo. Come è noto, però, ci sono alcune categorie di cittadini, come le guardie giurate, che per il Coronavirus non si sono fermate e che del porto d’armi hanno bisogno per lavorare. A questi si aggiungono coloro i quali hanno ottenuto il porto di pistola per difesa personale, in quanto è stato riconosciuto il loro “dimostrato bisogno” di andare armati, e anche costoro in molti casi non si sono fermati ma hanno continuato a lavorare, quindi a spostarsi (e quindi ad avere la necessità di tutelare la propria incolumità). Con il decreto “cura Italia” del 17 marzo scorso, come è noto, è stata prevista la proroga automatica fino al 15 di giugno per i porti d’arma (e tutte le altre autorizzazioni amministrative). Il problema è che questa proroga è prevista per i documenti che sono scaduti tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020.
Il punto è che ancora non si è stabilita una modalità, ma soprattutto una data, per l’inizio della cosiddetta “fase 2”, ovvero la ripresa graduale delle attività non solo produttive, ma anche burocratiche. Il che significa che si pone un problema ben preciso sia per i porti d’arma che erano già scaduti prima del 31 gennaio, e per i quali il “lockdown” ha interrotto l’iter di rinnovo, sia soprattutto per quelli scaduti e che scadranno dopo il 15 aprile e nei giorni successivi. In quest’ultimo caso appare evidente che i titolari (pensiamo sempre, in particolare, alle Gpg) si troveranno sprovvisti del titolo autorizzativo al porto dell’arma in un momento in cui ancora vige il “lockdown”, pur dovendo continuare a svolgere il proprio lavoro, tenendo anche presente che, per quanto celere possa essere la ripresa dell’attività degli uffici di questure e prefetture, occorreranno ulteriori giorni prima che sia effettivamente operativa la regolare attività amministrativa dei rinnovi, per non parlare dell’attività delle Asl e dei medici preposti alle visite per i rilasci o rinnovi del porto d’armi. In conseguenza di ciò appare evidente che debba prevedersi un ulteriore decreto che preveda una proroga della validità anche dei porti d’arma scaduti dopo il 15 aprile, e non soltanto entro tale data. Appare altrettanto probabile che il limite per la proroga della validità debba andare oltre il 15 giugno, almeno per le categorie professionali delle guardie giurate.