«I candidati perdono il quaranta per cento dei voti se si dichiarano cacciatori? E allora non voteremo, anzi proprio non andremo al seggio». Di mestiere Antonio Piras fa il macellaio, nel tempo libero è il capo riconosciuto di una compagnia di caccia grossa di Villacidro (Vs) ed è furioso per il regolamento appena approvato dalla Provincia: «I cacciatori di ventiquattro Comuni si concentreranno nel nostro paese. Così hanno deciso, maggioranza e opposizione. Ma non ci arrenderemo, siamo settecento ad avere il porto d’armi e faremo sentire la nostra voce».
Cinquantacinque anni all’anagrafe, di cui almeno dieci condonati dalla natura, si è lanciato nella raccolta di firme contro il provvedimento varato il dieci febbraio: «Ne abbiamo già duemila per demolire una norma fatta da chi non conosce le tradizioni. Solo degli incompetenti potevano prendere una decisione simile».
Non vede di buon occhio i vegetariani: «Come possono vivere? Eppure stanno aumentando, nella vita queste cose inspiegabili possono accadere. Faccio un esempio: la mia famiglia è cresciuta in campagna, abbiamo ammazzato le pecore da bambini, ma adesso mio fratello, pastore, non riesce più ad uccidere gli agnelli. Fortunatamente il figlio ha imparato il mestiere, e provvede». È fermamente convinto che alcuni non dovrebbero ottenere la licenza di caccia: «Gli incidenti? Colpa di alcune persone che, quando hanno il fucile in mano, sono assalite dall’euforia, al minimo rumore premono il grilletto. Nella caccia grossa ci vuole calma e prudenza, il cinghiale lotta per salvarsi, devi stare attento». Con la stessa convinzione detesta gli ambientalisti: ««Pretendevano che interrompessimo la macellazione di capretti e agnelli , però quando ce l’hanno allo spiedo non protestano, vero?». (di Paolo Paolini – unionesarda.it)