Sono tuttora in corso le critiche al turista mantovano seguito per circa un quarto d’ora da un orso nella zona della Paganella, a Molveno. Le critiche provengono in particolare dalla Lav e dal suo responsabile animali selvatici Massimo Vitturi. L’escursionista, sentendosi in pericolo ha tentato di cacciare via l’animale cercando di spaventarlo con urla e persino, ma questo la Lav non lo ha proprio mandato giù, lanciandogli alcune pietre, visto che a quanto sembra l’animale gli era distante circa due metri. In pratica tutto l’opposto di ciò che gli attivisti della Lav, che continuamente affrontano gli orsi che gironzolano tra le loro scrivanie, continuano a diffondere essendo i veri, e unici, depositari del comportamento del perfetto cittadino-ursino. Oltretutto la stessa associazione dice che la colpa, manco a dirlo, è della Provincia di Trento che ha addirittura cancellato il loro progetto dei “Bear Ambassador”: giovani che parlavano ai turisti nei pressi dei parcheggi o aree di sosta informando, con corsi full immersion, come comportarsi incontrando un orso. Certo un colloquio di 10-15 minuti, avrà creato veri e propri “laureati” pronti a spuntarla nei confronti anche del più impenitente dei plantigradi. Aggiunge poi la Lav “Basta terrorismo Istituzionale, chi entra in un territorio abitato da orsi deve mettere in conto la possibilità di un incontro ravvicinato”. Giustissimo, ma altrettanto deve sapere come parlargli. Magari, al pari di quel film con Robert Redford, cominciare a sussurrargli come faceva lui con i cavalli. Mettendo mano alla nostra scarsa fantasia, cerchiamo di immaginare quanta calma infonda a chiunque sentirsi un orso a due metri, che passeggia con te. Avere la razionalità di non correre, ma anzi cercare di allontanarlo assecondando il mantra animalista del “restare fermi, parliamo con calma e diamogli modo di capire che non siamo un pericolo”.
Ci viene in soccorso, è proprio il caso di dirlo, il recentissimo lavoro che il Parco Adamello Brenta ha realizzato, riguardante regole e suggerimenti per uscire vivi da eventuali incontri indesiderati con orsi. L’ente Parco, tra le tante indicazioni consiglia di contrastare eventuali aggressioni (al punto 6.2.4) proprio in modo opposto rispetto alla Lav: “Se l’orso mi aggredisce e temo la mia stessa vita, reagisco nel modo più violento possibile, urlando e cercando di colpire l’orso sul muso, con preferenza agli occhi e al tartufo”. Tale comportamento, entrando nel vissuto, è stato quello applicato dai due Misseroni, padre e figlio, sul monte Peller. Ne sono usciti vivi, nonostante l’attacco fosse stato violentissimo, viste le ferite gravi riportate. Lo stesso fece il carabiniere di Andalo, che porta ancora sulla schiena le ferite riportate nella colluttazione con un orso. In quel caso, gli lanciò contro i suoi oggetti personali per respingere l’aggressione. Altrettante aggressioni riportate in molte riviste canadesi e americane, riportano i medesimi suggerimenti.
Nel caso di un incontro con l’orso, dopo aver cercato noi di sottrarci mettendoci con vento a suo sfavore, se insiste, l’unico modo per sopravvivere è cercare di fargli capire che non siamo proprio per niente vittime predestinate. Gli animali non sono stupidi. E nel caso di un tentativo di intrusione è proprio l’atteggiamento inerme che ci fa prede. Tirare fuori gli attributi, e lottare, è la stessa filosofia del ghiottone, che con circa venti kg di fisico caccia via un orso di due quintali. Informazioni ce ne vogliono sicuramente. Ma dettate non per incrementare il gentilismo animalista, bensì per non farsi vittime predestinate. Nel frattempo però per la Lav “l’orso M91 si è comportato in maniera esemplare”. Questo è certo. È stato incontrato l’orso giusto. Che alle rimostranze si è intimidito e ha desistito. Vuoi vedere che anche lui aveva fatto il corso “Man Ambassador”?