«La deontologia giornalistica prevede che il professionista o la professionista esponga al lettore o allo spettatore i fatti o le notizie in maniera chiara, con un linguaggio accessibile al pubblico a cui si rivolge e soprattutto con imparzialità», così inizia la lettera scritta dall’onorevole Pietro Fiocchi alla senatrice Santanché, membro della Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Deontologia professionale che, evidentemente, non è possibile riscontrare in molte trasmissioni in onda sulle reti del servizio pubblico Rai, che negli ultimi tempi si sono susseguite in prese di posizione ingiuste e infondate nei confronti del mondo venatorio. Le opinioni negative del conduttore di turno sui cacciatori e sul mondo venatorio, spesso ai limiti della diffamazione, sono ulteriormente aggravate dall’assenza di un contraddittorio e dal fatto che, in alcuni casi, sono state espresse in contesti assolutamente avulsi allo scopo della trasmissione. A peggiorare le cose, poi, c’è la natura pubblica delle reti televisive Rai, pagate con il denaro dei cittadini italiani, cacciatori compresi.
Per citare solo i casi più noti, il primo conduttore Rai a sentire il bisogno di esprimere la propria opinione sulla caccia è stato Flavio Insinna a L’eredità. Ancora, nella trasmissione “Indovina chi viene a cena” in onda su Rai 3, Sabrina Giannini ha tenuto a mettere in relazione l’attività venatoria con presunti rischi sulla diffusione di zoonosi, arrivando ad accusare i cacciatori di essere un veicolo diretto o indiretto per la diffusione dell’influenza aviaria o della peste suina. Lunedì 4 dicembre era andata in onda anche una puntata della trasmissione dedicata al lupo, caratterizzata da un approccio a dir poco di parte a supporto delle posizioni animaliste, che ha dato vita a una trasmissione monocolore e ricca di inesattezze. Persino il Tg1 si è espresso a danno dei cacciatori, con un servizio andato in onda il 3 marzo 2021 che ha presentato i cacciatori come una delle principali minacce per la sopravvivenza dei fenicotteri rosa, assimilando ancora una volta caccia e bracconaggio e non tenendo conto del fatto che i fenicotteri sono inseriti nell’elenco delle specie particolarmente protette da decenni.
«Mi pare di poter dire in maniera molto franca che il servizio pubblico è totalmente sbilanciato in maniera acritica su posizioni ideologiche anti caccia che non rendono assolutamente un buon servigio all’informazione» denuncia Pietro Fiocchi, «A quando una trasmissione in cui venga data la parola ai cacciatori per raccontare del ruolo importante che svolgono come sentinelle dell’ambiente, per la cura della biodiversità e per la promozione del rispristino degli ecosistemi inquinati?».
Al termine della sua lettera l’onorevole Fiocchi ha chiesto alla senatrice Santanché la convocazione in Commissione del direttore generale della Rai, per metterlo al corrente della questione e per porre fine alle reiterate mistificazioni che stanno creando grave danno al mondo venatorio.