Con motivazioni a dir poco surreali, la corte suprema del Connecticut ritiene ammissibile la causa di responsabilità per Remington per la strage alla Sandy Hook. Come mai?
La corte suprema del Connecticut si è pronunciata sul ricorso presentato dalle famiglie di nove delle vittime della strage avvenuta alla scuola elementare Sandy Hook, che chiedevano di processare per responsabilità l’azienda produttrice dell’arma utilizzata per perpetrare l’atto criminale, cioè Remington outdoors.
La decisione della corte ha ribaltato il giudicato di una corte di grado inferiore (la quale era stata adìta nel 2014 dalle famiglie delle vittime), stabilendo che Remington potrà essere citata in giudizio. La motivazione, che ritenere tirata per i capelli è un eufemismo, risiederebbe nella considerazione che l’azienda è responsabile per pratiche di marketing giudicate “sleali” che hanno portato alla diffusione e alla vendita delle carabine tipo Ar15, ritenute “di tipo militare”, sul mercato civile. L’arma utilizzata per la strage era, infatti, un clone Ar15 prodotto dalla Bushmaster, azienda parte del gruppo Remington. Ciò malgrado esista una legge federale del 2005 (Plcaa) che tutela appositamente i produttori e i venditori di armi dalla responsabilità civile intentata dalle vittime della violenza armata. Nonostante questo, la corte del Connecticut ha ammesso che sia possibile dimostrare in giudizio che Remington abbia violato le norme sulle pratiche commerciali sleali vigenti nello Stato (Cutpa), a prescindere dalla norma di tutela esistente a livello federale. Se i ricorrenti dovessero trovare sponda in giudizio, si creerebbe un precedente potenzialmente esplosivo per tutto il settore produttivo degli Ar15 negli Stati Uniti, con conseguenze devastanti per il settore.