L’Ispra recentemente, in un convegno svoltosi in questo mese di giugno, ha ricordato il grande problema che ha tutto il nostro pianeta nei confronti della desertificazione di aree immense. Si pensi che, secondo una stima del Global land outlook, il 70% delle aree libere da ghiacci è stato alterato dall’uomo. Oltretutto tendente ad aumentare secondo le stime. A farla da padrone nello specifico è il continente africano, con il 73% delle terre aride coltivabili già irrimediabilmente degradate se non desertificate. Non meglio Stati Uniti e Australia. Venendo all’Europa, tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui l’Italia, figurano nella lista del degrado. Nel Sud del nostro Paese, il 28% è fortemente compromesso e quindi vulnerabile alla desertificazione. Le cause, oltre alle condizioni meteoclimatiche, ripercorrono temi già ben noti, quali degrado, frammentazione del territorio, densità di coperture artificiali e sfruttamento intensivo, non consono alle situazioni attuali.
Naturalmente il problema è mondiale, e l’Ispra ha ribadito la necessità di un maggior controllo onde evitare eccessivo sfruttamento del suolo e delle sue capacità rigenerative. Tutto quello che noi facciamo di troppo impattante, si aggiunge alle recenti osservazioni sul cambiamento dei nostri sistemi climatici. Il danno è duplice: prima quello dell’infertilità indotta nei territori, al quale consegue l’impossibilità di creare cibo per tutti, inasprendo ancor più la situazione in regioni che già hanno altri problemi aggiuntivi.
Nel novembre 2021 era già stata presentata una strategia europea per la tutela della biodiversità attraverso la conservazione degli habitat, fino al 2030, nella quale sono contenute iniziative perlomeno tendenti a fermare il trend negativo del problema.
La Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici tenutasi ad Abijan a maggio, alla quale era presente anche Ispra, ha ribadito l’importanza di fermare e poi cercare di recuperare il terreno, è il caso di dirlo, perduto. Non sarà facile. Uno dei grossi problemi che spinge poi a sfruttamenti eccessivi sono anche le sovrappopolazioni, specialmente in aree da sempre critiche su questo tema. Per dare da mangiare a tutti si attuano sistemi troppo invasivi ma soprattutto debilitanti per il territorio. Accanto a sempre nuove forme di sfruttamento per reperire materie prime di cui ogni giorno si scopre la necessità assoluta.
Per quello che riguarda l’Italia, da sempre si lotta contro uno spreco dovuto a strutture di distribuzione dell’acqua antiquate e non in ordine, ma anche alla mancanza di strategie semplici, ovvero la semplice regola del fare scorte. Guardiamo a Stati che hanno fatto di questo un fiore all’occhiello, tipo Israele, Paese certamente non inserito in un quadrante geografico molto favorevole per quello che riguarda l’abbondanza di risorse idriche. Ma che grazie a soluzioni innovative, ma più che altro previdenti, è riuscita ad arginare molto bene il problema. È appena il caso di ricordare che la fauna segue di pari passo le problematiche sopra esposte, risentendo quanto noi le criticità di desertificazione e siccità.