Stop alla caccia in provincia di Bergamo
Il Tar della Lombardia, sezione di Brescia, l’8 novembre ha vietato la caccia nella provincia di Bergamo, con la motivazione che nel nuovo piano faunistico provinciale non sarebbero state individuate le aree percorse dagli incendi. “Queste aree”, ribatte l’Anuu migratoristi, “per legge nazionale sono comunque precluse alla caccia. In questo assurdo tecnico-giuridico si sono messi in ginocchio il sistema economico-venatorio, l’organizzazione della provincia di Be…
Il Tar della Lombardia, sezione di Brescia, l’8 novembre ha vietato la caccia
nella provincia di Bergamo, con la motivazione che nel nuovo piano faunistico
provinciale non sarebbero state individuate le aree percorse dagli incendi.
“Queste aree”, ribatte l’Anuu migratoristi, “per legge nazionale sono comunque
precluse alla caccia. In questo assurdo tecnico-giuridico si sono messi in
ginocchio il sistema economico-venatorio, l’organizzazione della provincia di
Bergamo, la tutela ambientale ed è sorto un grave scollamento di credibilità
tra le istituzioni e chi dovrebbe amministrare la giustizia”. La provincia di
Bergamo ha predisposto un ricorso urgente al Consiglio di Stato, velocizzando
le pratiche, per cui la risposta dovrebbe essere rapida e consentire la
tempestiva ripresa dell’attività venatoria. “Ma al di là di tutto questo”, si
legge nel comunicato Anuu, “vi sono due osservazioni da fare: la prima è che in
materia venatoria le decisioni dovranno essere prese con leggi regionali per
non essere “stoppati” senza alcuna seria motivazione, perché l’ambientalismo lo
si realizza sul terreno e non nelle aule giudiziarie nel rispetto dei programmi
legislativi che le istituzioni pubbliche assumono dinanzi ai cittadini. La
seconda riguarda la nostra pochezza associativa, che deve fare di più “sistema”
riunendo le forze per incidere sulla società civile e perché le istituzioni
sappiano ancor più globalizzare la formazione e l’informazione di tutto il
settore. Sia chiaro, infine, che colori i quali continuano strumentalmente a
creare tali problemi, devono cominciare a pagarne le conseguenze, nei modi
stabiliti dalla legge, cosa che si traduce in una denuncia con richiesta di
danni morali e materiali, che la nostra associazione presenterà quanto prima,
da sola o con chi vorrà aderire”.