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] Che dire degli ultimi anni della Tanfoglio? Hanno registrato la consacrazione definitiva nel Tiro dinamico (chiedere all’iridato Eric Grauffel per conferma), ma contemporaneamente hanno anche visto l’azienda gardonese impegnata nella realizzazione di una gamma completa di semiautomatiche per difesa con fusto in polimero e nella costante e coraggiosa ricerca di innovazioni tecniche a 360°, per esempio attraverso il Cudazzo system oppure la single shot Raptor. La maturità si può dire raggiunta, anche e soprattutto ora che Tanfoglio dà uno sguardo al passato e si cimenta con la semiautomatica in assoluto più famosa al mondo e più classica: la Colt 1911. La Raptor adotta questo stesso fusto Colt e probabilmente l’azienda gardonese ha inteso mettere a frutto precise logiche commerciali e industriali partendo proprio da questa considerazione. Non sappiamo quale delle due pistole sia nata effettivamente prima, però alla semiautomatica è stato attribuito il numero del Catalogo nazionale già da qualche tempo. Mai come in questo caso il termine “clone” è adeguato, tuttavia la pistola incorpora soluzioni della prima 1911, della 1911A1 e anche di altre successive versioni. L’impianto è quello tradizionale, con il castello pressoché identico a quello denominato “O” dalla Colt, ma l’elsa più pronunciata della sicura dorsale, i leggeri sgusci praticati appena sopra il bottone di ritegno del caricatore, subito dietro il grilletto, la leva della sicura maggiorata, tutte innovazioni introdotte con il modello 1911A1, nel 1926. In quell’occasione fu anche adottato un grilletto scanalato, ma “pieno”, cioé non alleggerito come sulla Tanfoglio Witness. Questo tipo fu introdotto nei primi modelli Gold cup national Match, nel 1957, quando la Colt tornò all’originale alloggiamento della molla (mainspring housing) dritto e non più curvo come sui modelli 1911A1. È sempre lei, la mitica: una pistola semiautomatica con chiusura geometrica a corto rinculo di canna disegnata da John Moses Browning. La 1911 di Tanfoglio è interamente in acciaio forgiato e fresato a controllo numerico. Molta precisione industriale è riservata all’assemblaggio, eseguito con tolleranze strette, tra i robusti “binari” del carrello e le guide che corrono per una parte del fusto, per garantire un funzionamento in ogni caso impeccabile. L’esperienza accumulata dall’azienda nel Tiro dinamico ha senz’altro contribuito grandemente a privilegiare l’affidabilità e la robustezza tra le doti anche di questa “nuova” semiautomatica. Le guancette sono in legno di noce, con zigrinature eseguite a mano e con quelle caratteristiche losanghe in corrispondenza delle viti che accompagnavano le prime 1911. Sono discretamente grippanti, anche con mani sudate o bagnate, e ben eseguite. Il carrello è in acciaio al carbonio. Ha dodici intagli nella parte posteriore, non troppo profondi ma regolari e squadrati, per favorire una salda presa e un sicuro “scarrellamento” manuale. La finestra di espulsione è stata allargata e disegnata in modo da favorire una corretta e decisa espulsione. La canna di 5 pollici, in acciaio inossidabile, è forata e successivamente brocciata. È finita per satinatura e presenta i due tenoni, che si impegnano a carrello in chiusura e per un tratto retrogrado di circa 7 mm, nonché il supporto per la bielletta, con la bielletta stessa. Il disegno della camera è tipico delle vecchie Colt, con l’imboccatura della camera leggermente svasata onde favorire l’ingresso della cartuccia. Tutte le superfici della pistola sono lisce e arrotondate, senza spigoli eccessivi che potrebbero disturbare il porto occulto. Non ci sono zone zigrinate, anche perché la particolare finitura sabbiata scelta da Tanfoglio consente di tenere una presa salda. Il caricatore è in lamiera, capace di 8 colpi, con elevatore in acciaio inossidabile e fondello con pad aggiuntivo in materiale plastico, che ha fini prevalentemente estetici ed ergonomici. Per quanto riguarda i dispositivi di mira, sono entrambi innestati a coda di rondine e, quindi, sufficientemente regolabili. Il mirino è piuttosto largo e squadrato con un accenno di rampa, la tacca è piuttosto rialzata e sottile, priva dei riferimenti di colore bianco, con la finestra a “U” troppo stretta rispetto al mirino. Per il centraggio della canna c’è la boccola, il classico barrel bushing Colt, facile da smontare e rimontare anche senza l’apposita chiave. Il guidamolla, che va a contatto con lo zoccolo della canna, è corto, la molla è guidata all’altra estremità dal tubetto che fuoriesce dal foro sotto la volata, una volta asportato il bushing. Buona parte degli elementi scelti per le parti meccaniche interne e per i comandi è microfusa. Le parti sono molto efficienti e intercambiabili con i numerosi componenti disponibili anche sul mercato italiano delle customizzazioni. La Witness, perciò, potrebbe essere considerata tranquillamente la base di partenza per interessanti personalizzazioni. Lo scatto è in sola Singola azione, in un unico tempo, con un peso di sgancio non certo contenuto, di circa 2.500 grammi. La corsa è breve e consente di avvertire uno scatto netto e piuttosto pulito. Lo scatto è comandato dal grilletto curvo, rigato e alleggerito, a sua volta collegato alla leva di scatto a staffa, che si connette con il gruppo controcane e cane, che è mutuato da quello di cui era dotata la Commander. Sul lato sinistro della pistola sono presenti tutti i comandi: il chiavistello di bloccaggio della bielletta della canna e l’hold open, la sicura manuale (alzandola con il pollice si blocca la catena di scatto), il pulsante di ritegno del caricatore (invertibile). Sulla parte posteriore dell’impugnatura c’è la sicura dorsale e, sotto di essa, il coperchio piatto che racchiude la molla del cane e la molla a lamina con tre rebbi, deputati al ritorno del grilletto, al ritorno del dente di scatto e al mantenimento della sicura dorsale in posizione di riposo. Già dopo i primi colpi, mi sono fatto un’idea dell’istintività della pistola, ma anche della sua precisione intrinseca: è un’arma “di razza”, docile e “obbediente” e, in qualche modo, riposante se non fosse per il peso che a lungo si fa sentire, impugnando con una sola mano. A braccio sciolto, alla distanza di 25 metri, i colpi sono andati tutti in un’area abbastanza stretta (circa 80 mm) ripetuta in modo quasi identico, subito dopo, mirando un po’ più in basso per “entrare nel nero”. Ho avuto modo di provare quattro tipi di cartucce commerciali, tutte con palle di 230 grs totalmente incamiciate e a naso arrotondato: Speer Lawman, Federal, Transarm e Fiocchi. La pistola ha camerato con facilità ogni cartuccia, provvedendo alle fasi di estrazione e di espulsione con decisione e regolarità. A un esame successivo, i bossoli sono risultati nella norma, senza sfiancamenti o segni di eccessive pressioni, ma soltanto una leggera affumicatura. Nonostante la “mole” della pistola, non si risente quasi per nulla del peso un po’ appruato che, anzi, contribuisce alla stabilità e alla ripetizione rapida dei colpi. Anche i comandi sono decisamente ben accessibili e funzionali, soprattutto il dorsalino. L’assenza di giochi meccanici assicura una lunga durata nel tempo, caratteristica tipica delle pistole Tanfoglio. [
] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di aprile 2000 [
] Produttore: Tanfoglio srl, via Valtrompia 39/41, 25063 Gardone Val Trompia (Bs), tel. 0308910361, fax 0308910183, www.tanfoglio.it, info@tanfoglio.it Modello: Witness 1911 Tipo: pistola semiautomatica Calibro: .45 Acp Funzionamento: chiusura geometrica a corto rinculo sistema Colt Browning Alimentazione: caricatore monofilare Numero colpi: 8 Scatto: Singola azione Percussione: cane esterno Sicure: manuale sul fusto, automatica dorsale, mezza monta del cane Canna: in acciaio inox, lunga 125 mm Mire: tacca di mira e mirino innestati a coda di rondine Lunghezza totale: 219 mm Peso: 1.013 grammi senza caricatore Materiali: acciaio al carbonio Finitura: brunitura nera opaca Numero del Catalogo nazionale: 10.996 Prezzo: 584 euro, Iva inclusa