Sta suscitando molte perplessità l’orso Juan Carrito che, come ben si sa, è balzato all’onore delle cronache per la sua ripetuta presenza vicino e dentro centri abitati. Ricordiamo le incursioni a Villalago e Roccaraso e il ritorno da dove lo avevano spostato, sperando che andasse poi in letargo, e riprendesse la vita naturale che si confà a un orso. Ma non sta andando così e sia il personale del parco, sia esperti della specie, stanno cercando la maniera di riportarlo in Natura ma, soprattutto, a persuaderlo a non avvicinarsi agli umani e loro abitazioni. Purtroppo il ripetersi di certi episodi fa entrare l’animale in una brutta situazione perché i protocolli del Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali) prevedono, nei ripetuti e più gravi casi, la cattura e anche l’abbattimento dell’animale. A noi dispiace che un tale esemplare possa incorrere in queste decisioni cruente. Ma da cucciolo che era, ormai Carrito supera il quintale e ben presto perderà l’atteggiamento da cucciolo. E capirà il peso della sua forza. Per contro è un animale che è stato allevato da una madre molto opportunista nei confronti del cibo dei centri abitati. Non dimentichiamo che la madre Amarena portava con sé ben quattro cuccioli. Forse, ben capendo la difficoltà di sfamarli tutti e quattro in Natura, ha cercato istintivamente più cibo possibile, che significa sfruttare pesantemente la vicinanza agli umani. Il turismo, invadente e maleducato, lascia molti scarti in giro e questo ha fatto abitudine nella madre, ma sopratutto in Carrito una volta lasciato solo e, oltretutto, scacciato da altri maschi adulti che difendono le risorse alimentari naturali. Per cui il “Cucciolone” ha continuato a sfruttare quello che sapeva esserci a portata di mano. Una parte della colpa ricade, come spesso sempre accade, sull’animalismo pietoso che non ha smesso di predicare male e razzolare peggio quando la madre era ormai presenza fissa nei dintorni degli umani. E andava dissuasa con ogni mezzo. Sempre perché i parchi vengono visti dalle associazioni come fonti di entrate da parte dei vari visitatori curiosi, fotografi della domenica e assatanati del video da Faceboock. Come quello girato con il cane lupo abbaiante pochi giorni fa. La Natura va lasciata in pace. Osservata, gestita da esperti e lasciata vivere senza schiere di venditori di magliette e peluche che vogliono salvare tutto e tutti quando, se li lasciano in pace, si salvano da soli. Per cui il turismo non aiuta ma fomenta comportamenti innaturali che poi lasciano i responsabili con problemi di gestione insormontabili. Questo è un problema oltretutto più sentito dai maschi, come accade com molte altre specie tipo i leoni. Gli adulti sono molto aggressivi con i nuovi nati dello stesso sesso. E quest’ultimi sono costretti ad allontanarsi, e prendere quello che trovano da mangiare più facilmente. Per Carrito è così: cassonetti anacronistici e rifiuti abbondanti sono la sua fonte di sostentamento, sarà difficile fargli cambiare idea. Ma se verrà gestito da esperti veri, e non da pietisti senza alcun titolo, forse ce la farà. Tifiamo per lui perché altrimenti sarebbe una triste perdita.