Il fatto: durante una audizione alla camera dei Lord lunedì scorso, sollecitata dalla domanda di Lord Hylton “Se qualcuna delle munizioni attualmente fornite all’Ucraina contenga uranio impoverito”, il ministro di Stato per la Difesa Annabel Goldie ha così risposto: “Oltre alla concessione di uno squadrone di carri armati Challenger 2 all’Ucraina, forniremo munizioni tra cui proiettili perforanti che contengono uranio impoverito, altamente efficaci nel colpire i carri armati e i veicoli blindati”.
Vladimir Putin dopo il suo incontro con il presidente cinese Xi Jinping in visita a Mosca, il giorno seguente ha così commentato la decisione del governo britannico: “Se il Regno Unito invierà effettivamente in Ucraina proiettili con uranio impoverito, la Russia agirà di conseguenza”. E partono i botta e risposta diplomatici: “Lo scontro nucleare è a pochi passi” dichiara il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov invece sottolinea come “Possa finire davvero male per Londra se questa consegna andrà a buon fine”. Il Ministero della Difesa ingles,e oltre a confermare che l’invio delle munizioni è in agenda, ha però specificato che l’uranio impoverito “Non ha nulla a che fare con armi o capacità nucleari ma è piuttosto un materiale standard impiegato dall’esercito britannico da decenni: la Russia ne è consapevole ma sta deliberatamente cercando di disinformare”.
Che cosa è l’uranio impoverito: o Depleted uranium (Du) in inglese, si tratta di un sottoprodotto ottenuto come scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio per produrre energia o armi nucleari, è classificato nella fascia di rischio basso tra i materiali radioattivi: comparabile al livello naturale delle radiazione di fondo. Tanto che ha visto diverse applicazioni civili, come elemento per schermare dalle radiazioni, nei pesi per certe trivelle nei pozzi petroliferi e come contrappeso negli aerei (come nel Boeing 747).
Perché viene utilizzato a scopo militare: adeguatamente trattato e legato, temprato rapidamente, l’uranio impoverito diviene duro e resistente come l’acciaio temperato e, in combinazione con la sua elevata densità, viene utilizzato come componente principale del “dardo” nelle munizioni anticarro Apfsds – Armour piercing fin stabilized discarding sabot: munizione perforante stabilizzata mediante alette e con involucro ad abbandono. In pratica una sorta di dardo con impennaggi posteriori trattenuto entro un involucro speciale (il “sabot”) che, una volta uscito dalla canna del cannone, si separa dal dardo che viaggia ad altissima velocità (V° di 1.740 metri/secondo e anche superiori). Questi penetratori, oggi, arrivano a pesare sino a 10 chilogrammi (munizione M829A3 americana). Perché, oltre alle caratteristiche intrinseche del materiale è interessante per i militari? Il basso costo rispetto al tungsteno e la relativa disponibilità, grazie al fatto che si è accumulato nel tempo nei depositi di materiale di scarto radioattivo. Essendo l’uranio impoverito estremamente denso e piroforico, ossia, capace di accendersi spontaneamente, intorno agli anni ’60 l’Us Army incominciò a interessarsi all’uso militare: utilizzato poi dalla munizione perforante anticarro Apfsds M829 (e successive evoluzioni) specificamente progettata per il cannone M256 da 120 millimetri dei carri armati Abrams M1A1 e M1A2, nei proiettili perforanti calibro 30×173 Pgu-14/B sparati dal cannone a 7 canne rotanti Avenger utilizzato dagli A-10 Thunderbolt II.
Il pericolo: per effetto dell’alta densità unita alla grande energia cinetica dovuta all’alta velocità, nel processo di penetrazione il “dardo” polverizza la maggior parte dell’uranio che esplode in frammenti incandescenti, rilasciando residui anche microscopici nell’area dell’impatto. L’impiego più massiccio si è visto nella Prima guerra del Golfo con circa 300 tonnellate di uranio impoverito esplose principalmente dai cannoni Gau-8 Avenger degli aerei da attacco al suolo A-10 Thunderbolt II, l’uranio impoverito è stato usato anche nella guerra in Bosnia ed Erzegovina, nella guerra del Kosovo e anche nella seconda Guerra del Golfo (in modo minore). L’esposizione a composti chimici di uranio impoverito può, in generale, causare danni ai reni, pancreas, stomaco e intestino, causare effetti teratogeni negli esseri umani che siano venuti a contatto con polveri di uranio impoverito. La tossicità chimica dell’uranio impoverito comunque, è la fonte di rischio più alta a breve termine: il pericolo principe di contaminazione è l’inalazione, il contatto e, poi, l’assorbimento indiretto tramite il ciclo alimentare o attraverso l’acqua.
In Italia si parlò dei problemi con l’uranio impoverito con la cosiddetta “Sindrome dei Balcani”: una lunga serie di malattie, principalmente linfomi di Hodgkin e altre forme di cancro che colpirono i soldati italiani al ritorno dalle missioni di pace in quell’area. Un rapporto di causa effetto tra l’esposizione all’uranio impoverito e queste malattie non è ancora stato completamente dimostrato, ma l’indiziato principe rimane l’uranio impoverito.
Considerazioni: nel caso, i proiettili della discordia sono le munizioni inglesi L26A1 e L27A1 entrambe di tipo Apfsds e destinate al cannone rigato Royal Ordnance L30 da 120 millimetri montato sui Challenger II (foto sotto).
Premesso che vi sono negli arsenali inglesi anche le munizioni L23A1 con dardo penetratore in lega di tungsteno, nichel e rame (le prime e più vetuste se vogliamo) e altri tipi di munizioni sempre Apfsds e con penetratore non in uranio impoverito ma per l’export (Oman), perché inviare le munizioni all’uranio impoverito in Ucraina? Semplicemente perché sono quelle destinate normalmente ai Challenger II. I russi comunque, conoscono benissimo l’uranio impoverito dato che lo impiegano in molteplici versioni per i loro cannoni da carro armato di 115 e 125 millimetri: le loro roboanti contestazioni quindi, strumentali alla loro propaganda.
Bisogna anche dire che gli inglesi non hanno fatto pubblicità sui loro proiettili perforanti all’uranio impoverito da fornire all’Ucraina, ma è piuttosto una opposizione (o timore) interno alla Camera dei Lords che ha voluto una puntualizzazione in merito: e se non ne avevano voluto parlare, era segno che paventavano una strumentalizzazione da parte dei russi. Ma piuttosto che le lamentele dei russi, nessuno ha chiesto agli ucraini che cosa ne pensano di una eventuale contaminazione del loro suolo con l’uranio impoverito? Sicuramente, questa normale domanda verrà etichettata come propaganda “putiniana”. Magari nei giorni a venire. D’altronde e da parte ucraina, o ti prendi i Challenger con relativo munizionamento disponibile, oppure soccombi.
Al netto delle polemiche e visti gli eclatanti risultati dei missili anticarro guidati Javelin americani e dei N-Law inglesi, non era forse meglio consegnare ancor di più queste armi che risulterebbero, oltretutto, “pulite”? Il problema, come si sta evidenziando, è che in campo occidentale le scorte e dei missili anticarro e delle munizioni in generale si sta pericolosamente assottigliando: per cui, è meglio non andar troppo per il sottile.
Infine: se i carri russi sono davvero quei “disastri” come ci sentiamo ripetere dagli inizi del conflitto (oltretutto, parecchio anzianotti come i T-62 e T-72), perché utilizzare i proiettili a uranio impoverito?
Perché l’intelligence tecnica (americana) non osserva tanto la “propaganda” quanto le analisi o i test: la munizione americana M829A3 Apfsds sempre con penetratore in uranio impoverito, venne sviluppata per contrastare le nuove corazze reattive russe (o Era-Explosive reactive armour): inizialmente la Kaktus, ma che non venne realizzata, sostituita poi dalle Kontakt-5 e dalle Relikt.