Dopo aver ripreso il controllo della camera dei rappresentanti, il partito democratico statunitense riprende l’offensiva contro i black rifle con alcuni disegni di legge
Complici anche le elezioni di metà mandato, che hanno riportato saldamente nelle mani del partito democratico la camera dei rappresentanti (mentre il Senato è ancora nelle mani dei Repubblicani), negli Stati Uniti si ricomincia a parlare di limitazioni e restrizioni, sia sui black rifle, sia in generale sull’acquisto di armi.
In particolare, è stato presentato alla camera lo scorso 15 febbraio il progetto di legge HR 1296 da parte del democratico David Cicilline (in foto), con 190 co-firmatari (su 435 aventi diritto al voto), che si propone nella sostanza la messa al bando dell’importazione, produzione o vendita di 205 modelli di armi, incluse ovviamente una miriade di varianti di Ar15 e Ak. Le restrizioni riguarderanno in pratica la maggior parte delle armi lunghe semiautomatiche dotate di caricatore amovibile e “caratteristiche militari” come impugnatura a pistola, volata filettata e così via.
Un provvedimento similare era già stato presentato in Senato il mese scorso dalla senatrice Dianne Feinstein, e si propone di introdurre pesanti limitazioni sulle calciature regolabili, sulle “assault pistols” che superino un peso di 50 once scariche (1.417 grammi) e sui cosiddetti “pistol brace”, cioè quei supporti per l’avambraccio tipici proprio degli Ar in formato “pistol”. O meglio, quei supporti che consentono la commercializzazione legale degli Ar “pistol”. Il progetto di legge ha, però, finora l’appoggio solo di 28 senatori (tutti del partito democratico). Sempre rivolto agli Ar “pistol”, cioè più in generale alle armi corte camerate in calibri per pistola, si rivolge la proposta della parlamentare Val Demings, la quale intende far rientrare nel National firearm act (quindi proibire) appunto questo tipo di armi, evidenziando la loro occultabilità, congiunta però alla capacità di perforare le protezioni balistiche utilizzate dalle forze dell’ordine.
Un altro progetto di legge ripresentato dal rappresentante democratico James Clyburn (HR 1112), si propone di cancellare il cosiddetto “silenzio assenso” nella richiesta di Background check federale per l’acquisto di un’arma: oggi, nel momento in cui un venditore autorizzato richiede il controllo federale preventivo sulle generalità dell’acquirente, nel caso in cui l’autorità ritardi oltre tre giorni dalla data di inizio del procedimento a fornire una risposta, può di propria iniziativa procedere legalmente con la vendita.
La Nra ha criticato questo progetto di legge, argomentando che in tal modo si fornisce al governo federale uno strumento con il quale è possibile, di fatto, bloccare del tutto la vendita di armi, attraverso il semplice “intasamento” della burocrazia.
Come di consueto, alcune delle misure proposte dai rappresentanti del parlamento statunitense sono peculiari della situazione legislativa vigente nel Paese e possono sembrare quantomeno originali o scontate guardando alla legislazione europea o italiana. Di certo c’è che la nuova offensiva politica portata dal partito democratico ai black rifle (ma anche “black pistol”…), potrà portare nel breve periodo a una sostanziale rivitalizzazione delle vendite, come già accaduto sotto i due mandati del presidente Barack Obama, che sarà a lungo ricordato come il presidente “disarmista” sotto la cui amministrazione è stato venduto in assoluto il maggior numero di armi da fuoco di tutta la storia americana…