Michael Bloomberg ha scelto un luogo evocativo, la cittadina di Aurora, per svelare la sua agenda di restrizioni in materia di armi se sarà eletto presidente degli Stati Uniti
Ha scelto, non casualmente, la cittadina di Aurora, nel Colorado, là dove nel 2012 furono uccise 12 persone in un cinema da parte di uno squilibrato. Parliamo di Michael Bloomberg, il noto miliardario statunitense che ha espresso la sua candidatura per il Partito democratico alle elezioni presidenziali 2020, e della sua “agenda” di restrizioni in materia di armi, da mettere in pratica se sarà eletto. In particolare Bloomberg ha dichiarato di voler reistituire il bando sulle cosiddette “armi d’assalto”, promulgato dal presidente Clinton nel 1994 e rimasto in vigore per 10 anni, con effetti oggi riconosciuti pressoché irrilevanti sul contrasto agli omicidi commessi con armi da fuoco. Nel “Pacchetto Bloomberg” sono previsti anche controlli più rigorosi sulla possibilità di ottenere licenze per l’acquisto e possesso di armi da fuoco, un periodo finestra di 48 ore tra l’ottenimento del permesso e la possibilità di acquistare effettivamente l’arma, l’aumento dell’età minima per l’acquisto dagli attuali 18 a 21 anni (anche per l’acquisto di alcoolici), l’estensione dei controlli sui precedenti (background check) anche alle cessioni tra privati e alle fiere di armi. Ulteriori iniziative riguarderebbero l’inibizione all’acquisto di armi per chi abbia precedenti di maltrattamenti famigliari e l’estensione a livello federale delle cosiddette “red flag law” adottate da New York e Colorado, che consentono all’autorità il sequestro preventivo delle armi possedute da soggetti che pongano in essere comportamenti ritenuti indice di potenziali rischi per sé o per gli altri (le “bandierine rosse”, appunto).
Occorre dire che alcune di queste proposte, viste con la lente della legislazione europea, risultano non solo di buon senso ma anche di normale applicazione nel vecchio continente, ormai da decenni; per contro altre, come appunto l’Assault gun ban, risultano fortemente demagogiche e, soprattutto, volte a danneggiare i legali detentori senza particolari contropartite in termini di sicurezza pubblica, come peraltro evidenziato negli studi effettuati sul decennio di vigenza del provvedimento Clinton.