La diatriba tra anti-armi e associazioni di tutela del diritto a possederle e portarle, negli Stati Uniti, si sposta in un teatro alquanto particolare: la nota catena di caffetterie Starbucks. È l’iniziativa promossa dal movimento Open carry (www.opencarry.org), che ha chiesto ai propri sostenitori di andare nei negozi Starbuck per ordinare caffé o cioccolate calde, sfoggiando le proprie armi in piena vista. È una sorta di “messa alla prova” delle leggi in materia di armi vigenti in 42 Stati americani, che consentono il porto di armi in pubblico. Immediata la replica dei movimenti anti-armi, che hanno raccolto 40 mila firme chiedendo alla catena Starbucks di proibire il porto di armi nei propri locali. «non capisco perché non dovrei portare la mia arma in una caffetteria», ha commentato Jim Snyder, uno degli aderenti all’iniziativa: «Se i titolari dicono che non posso portare un’arma, discriminano una persona che sta facendo qualcosa di legale. È come dire che negli Starbucks non si servono le persone che indossano magliette blu».
Pilatesca la risposta dei gestori della catena, che in un comunicato hanno affermato che “i dibattiti legali, politici ed etici su questi argomenti si affrontano nelle sedi legislative e nelle corti dei tribunali, non nei nostri negozi”.