Le paure collegate all’emergenza Coronavirus hanno fatto infrangere tutti i record in tema di vendita di armi negli Usa, nel mese di marzo
Che la vendita di armi negli Stati Uniti, per fronteggiare i temuti problemi di criminalità e ordine pubblico conseguenti all’emergenza Coronavirus, avesse avuto un’impennata, era chiaro. Ma con la diffusione dei dati sui Background check (la richiesta di nulla osta al database Fbi per l’acquisto di armi nelle armerie) relativi al mese di marzo si è avuta la conferma dell’imponenza del fenomeno, che ha semplicemente sbriciolato ogni record. Risultano, infatti, essere state “processate” oltre 2,4 milioni di richieste di acquisto di armi nel corso del mese, con un incremento dell’80 per cento rispetto a marzo 2019. Le richieste totali di Background check, comprendendo quindi anche le autorizzazioni al porto occulto dell’arma e, per la California, le autorizzazioni all’acquisto di munizioni, hanno oltrepassato i 3,7 milioni, un primato mai eguagliato negli ultimi vent’anni. Record assoluto dal 1998 a oggi in particolare per il numero di Background check eseguiti in una sola settimana, cioè 1,2 milioni a partire dal 16 marzo, mentre appartiene alla giornata del 20 marzo il record assoluto di richieste in un solo giorno: 210.308. La settimana record del 16-22 marzo ha surclassato quella che era finora la detentrice del record (con 950 mila Background check), cioè la settimana dal 17 dicembre 2012, immediatamente dopo la strage alla scuola Sandy Hook di Newtown, allorché gli appassionati fecero una corsa agli acquisti nel timore di immediate restrizioni in materia di armi.
Le richieste di Background check non rappresentano in effetti il numero esatto di armi vendute, anche perché è possibile fare una sola richiesta quando si acquistano più armi nello stesso negozio, ma sono l’indicatore più fedele tra quelli a disposizione, in merito alle tendenze in fatto di vendita di armi.