La ricarica domestica è indispensabile nell’ambito di moltissime specialità del tiro, sia per ragioni di economia di gestione (in particolare per chi spara molti colpi all’anno), sia per ottenere prestazioni di precisione superiori rispetto ai caricamenti commerciali (pensiamo in particolare ai calibri per carabina nel tiro a lunga distanza).
Ma quanto dura un bossolo? Quante volte è possibile ricaricarlo? Esistono indicatori relativi al fatto che il bossolo sia vicino ai suoi limiti estremi d’uso?
Come spesso avviene in questi casi, non è possibile dare una risposta che sia valida per tutti i casi e la situazione può variare di molto a seconda che si sparino calibri per arma corta o per arma lunga, a pressioni medio-basse oppure “magnum” e così via. In linea di principio, però, è possibile dare alcune indicazioni di massima.
La ricarica in sé e per sé
La ricarica di un bossolo sparato prevede alcune operazioni proprio a carico del bossolo, prima di procedere all’inserimento dell’innesco, della polvere e della palla: parliamo dell’operazione di decapsulamento (si rimuove l’innesco sparato) e di ricalibratura. Allo sparo, infatti, il bossolo si dilata per svolgere la fondamentale funzione di sigillatura della camera di scoppio, una volta cessate le pressioni il metallo si contrae in parte, ma non riprende mai le dimensioni originarie. Quindi con le apposite matrici (dies) occorre ridargli la forma che aveva in precedenza. In realtà la matrice “stira” il bossolo ma praticamente mai riesce a rimetterlo a posto esattamente dove era prima: in particolare, la matrice ripristina quelle che sono le dimensioni esterne, quelle interne rimangono in misura maggiore o minore più dilatate rispetto al bossolo nuovo e questa discrepanza dimensionale tra interno ed esterno, generalmente, si traduce in un aumento progressivo della lunghezza del bossolo. Dopo svariate ricariche, l’allungamento del bossolo può essere tanto sensibile da superare i limiti massimi previsti dalle norme Cip, il che potrebbe determinare mancate chiusure dell’arma e altri problemi. Questo fenomeno non pregiudica tuttavia di per sé l’ulteriore ricarica del bossolo, perché se il resto del bossolo medesimo appare ancora in buone condizioni, è possibile continuare a ricaricarlo ancora per qualche volta, semplicemente asportando il metallo in eccesso dal bordo del colletto con l’operazione nota come trimmatura.
Colletto e fondello
Altre possono, tuttavia, essere le ragioni di “crisi” per il bossolo: innanzi tutto a carico del colletto, che è la parte che maggiormente si dilata allo sparo e che viene maggiormente ristretta nella fase di ricalibratura, al fine di esercitare la corretta tensione sul proiettile. A forza di dilatarsi e restringersi, possono verificarsi crepe e quando ciò accade non c’è molto da fare, il bossolo è da buttare. È tuttavia possibile scongiurare il verificarsi di questo problema, praticando la cosiddetta ricottura del bossolo (annealing): si sottopone la zona del colletto e della spalla (per i bossoli che hanno una spalla) a un riscaldamento, distendendo così le tensioni del metallo. Con questa soluzione, è possibile evitare la fessurazione del bossolo e continuare a ricaricarlo. La ricottura può essere praticata anche più volte, tra una sequenza di ricariche e la successiva, è normalmente l’esperienza, il tipo di calibro, il livello prestazionale (e pressorio) delle ricariche a consigliare ogni quante ricariche sia consigliabile fare la ricottura. L’importante è che la ricottura non venga MAI praticata al fondello, perché in tal caso possono verificarsi cedimenti strutturali allo sparo con conseguenze anche molto gravi. Il bossolo può essere ricotto solo nella metà anteriore, non oltre.
Anche il fondello del bossolo non è eterno: seppur di spessore elevato, in funzione di caricamenti esasperati può comunque dilatarsi, rendendo lasca la tensione della sede innesco su quest’ultimo. Quando ci si accorge di questo fenomeno, purtroppo non c’è molto da fare e il bossolo è da buttare. Altra zona critica del bossolo è la porzione di parete che si trova appena sopra il fondello, quella che normalmente subisce un evidente rigonfiamento allo sparo, assecondando una certa conicità della camera di scoppio. La ricalibratura, come accennato, elimina la protrusione della “pancetta” del bossolo verso l’esterno, ma all’interno parte di essa rimane. La conseguenza è che, di ricalibratura in ricalibratura, in quella zona il metallo è sempre più sottile, finché si arriva alla rottura definitiva. In quel caso, il bossolo può spezzarsi a metà nella camera, rendendo ostica l’estrazione della metà anteriore. Ovviare a questo fenomeno non è molto semplice, si può solo dire che a esserne soggetti sono in particolare i calibri per carabina a collo di bottiglia, che l’insorgenza è tanto più rapida quanto maggiore è lo spanciamento del bossolo (caso tipico, quello del .303 British nei fucili Enfield), ma anche che in linea di massima è possibile accorgersi dell’insorgenza del problema, oltre che con un esame accurato dell’interno del bossolo, anche per il formarsi di una fascia più chiara intorno alla zona interessata delle pareti, che evidenzia uno stress a carico del metallo. Sempre parlando di calibri a collo di bottiglia per carabine a ripetizione manuale, l’insorgenza di questo problema può essere di molto mitigato se al posto della ricalibratura totale, si esegue quella del solo colletto. Questo tuttavia non è possibile per l’uso nelle armi semiautomatiche, perché la ricalibratura del solo colletto in tal caso si traduce in inceppamenti da mancata chiusura.
Parola d’ordine: verifica
I bossoli non sono eterni, per tutti i motivi che abbiamo esposto. Possono, tuttavia, durare anche molto a lungo, adottando gli accorgimenti che abbiamo indicato, il più importante dei quali è, una volta sparato, esaminare sempre con cura ciascun bossolo alla ricerca di eventuali segnali di cedimento o affaticamento e, possibilmente, annotare sempre quante volte siano già stati sparati. I bossoli “parlano”, ascoltandoli si potrà farne buon uso tenendo sempre al primo posto l’aspetto fondamentale, che è quello della sicurezza nel tiro.