I giudici della corte di cassazione hanno esteso il reato di maltrattamento agli animali: d’ora in poi potranno essere puniti anche i circhi, i cacciatori e i laboratori, così come stabilito con la sentenza del 6 marzo 2012, con la quale la corte ha stabilito un principio in materia di crimini contro gli animali: «Tutti gli animali possono essere vittime del delitto di maltrattamento di cui all’articolo 544 ter del codice penale, al di là del fatto che siano o meno oggetto di un’attività speciale, come la caccia, la sperimentazione o i circhi».
Il tutto è partito da un ricorso presentato da Carla Campanaro, avvocato della Lav (Lega antivivisezione) che ha sfruttato una sentenza del tribunale di Pistoia che mandava assolta una struttura circense accusata di maltrattare gli animali utilizzati per gli spettacoli. La corte di cassazione si è opposta all’assoluzione in primo grado del titolare del circo, denunciato a suo tempo dalla stessa Lav. Esultano il presidente della Lav, Gianluca Felicetti, e l’avvocato Campanaro. «È quanto da sempre sostenuto dalla Lav sin dall’approvazione della legge del 2004, cioè che tutti gli animali sono oggetto di tutela penale e non è assolutamente concepibile che un animale, solo perché oggetto di un’attività commerciale, sia per questo passibile di qualunque tipo di maltrattamento».
L’attività venatoria è finita nel mirino della Lav e di altre associazioni animaliste, per quanto riguarda il maltrattamento, per la pratica dell’impiego dei richiami vivi: il cacciatore che li utilizza sottoponendo l’animale a maltrattamenti d’ora in poi rischierà la denuncia, anche perché la cassazione ha sottolineato che i servizi veterinari pubblici, in qualità di soggetti preposti ai controlli, in presenza di fatti costituenti reato di maltrattamento, hanno l’obbligo di denuncia, come previsto dall’articolo 331 del codice di procedura penale in quanto pubblici ufficiali.