"È triste constatare che il mondo venatorio rappresentato da Face Italia, a cui aderiscono quattro delle sette associazioni venatorie nazionali riconosciute, si dimostri, ancora una volta, totalmente inaffidabile e scorretto". Lo affermano Enpa, Fare verde, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia a commento del comunicato con cui le associazioni venatorie Federcaccia, Enalcaccia, Libera caccia e Anuu hanno preso le distanze dall'accordo raggiunto in sede di conferenza delle Regioni, presenti anche l'Ispra e le stesse Regioni, con agricoltori, ambientalisti e animalisti.
"È stato un lavoro di otto mesi, puntuale e complesso, che ha visto continuamente presenti e partecipi anche quelle parti sociali che oggi si tirano indietro e negano la realtà. Il lavoro, coordinato dalla Regione Puglia, ha riguardato tempi di caccia e specie cacciabili alla luce delle modifiche della 157/92 con cui sono state introdotte nuove e rigorose norme di tutela degli uccelli, nonché alla luce delle indicazioni tecnico-scientifiche formulate dall'autorità nazionale quale è l'Ispra. Oggi gran parte dei cacciatori rinnegano l'accordo, come se quelli presenti e partecipi per otto mesi non fossero i loro dirigenti ma degli ologrammi, delle illusioni ottiche; come se le cose che sono state dette non fossero mai state dette; come se i loro presidenti non ci avessero anche preso gusto al negoziato, giungendo reiteratamente a chiedere trattative a oltranza onde chiudere più rapidamente l'accordo. E come se non fossero stati proprio i loro presidenti (sì, i loro presidenti, e non solo le associazioni ambientaliste e animaliste) a manifestare lo sdegno perché in Italia sia autorizzata la caccia a specie come la starna, praticamente estinta. O infine, a chiusura dell'ultimo giorno di trattativa, a esprimere l'unico dubbio, ma senza mettere in discussione l'accordo complessivo, sulla data di chiusura della caccia per alcune specie (alcune, non tutte) di uccelli acquatici. Ancora una volta, insomma, questi dirigenti dimostrano la propria completa inaffidabilità e l'incapacità di decidere tra una prospettiva di modernità e le più retrograde e penose istanze ultravenatorie. Le quali non hanno mancato di fare capolino, sebbene più timidamente, anche nel corso degli incontri del tavolo, suscitando l'imbarazzo e le critiche persino delle grandi associazioni agricole. L'accordo tuttavia è stato chiuso, e correttezza istituzionale vorrebbe che la conferenza delle Regioni ne prendesse atto ufficialmente. Tuttavia, se questo non dovesse avvenire, ricordiamo che lo Stato, attraverso la sua autorità scientifica in materia, ha trasmesso da tempo a tutte le Regioni le indicazioni su come formulare i calendari venatori rispettando gli standard minimi di tutela costituzionalmente previsti e obbligatori. Tale è infatti la Guida Ispra, che non va confusa, come tenta di far credere qualcuno, con un semplice parere tecnico, sebbene importantissimo, ma è l'indicazione del nucleo minimo di tutela che sta in capo allo Stato. Le Regioni, dunque, applichino rigorosamente quelle indicazioni, considerando che in gioco c'è il patrimonio pubblico costituito dalla fauna, che diversamente rischierebbe di subire un danno grave, irreparabile e potremmo persino dire doloso".
Gli ambientalisti: Face Italia rinnega l’accordo sui calendari venatori
“È triste constatare che il mondo venatorio rappresentato da Face Italia, a cui aderiscono quattro delle sette associazioni venatorie nazionali riconosciute, si dimostri, ancora una volta, totalmente inaffidabile e scorretto”. Lo affermano Enpa, Fare verde, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia a commento del comunicato con cui le associazioni venatorie Federcaccia, Enalcaccia, Libera caccia e Anuu hanno preso le distanze dall’accordo raggiunto in sede di conferenza delle Regioni