Anche in Svizzera si sta profilando un giro di vite in materia di armi. Il parlamento federale sta discutendo, infatti, una legge destinata a regolamentare la materia e la sinistra ha, sull’argomento, presentato rivendicazioni precise: istituire un registro nazionale delle armi in circolazione, introdurre una clausula di necessità per la detenzione di armi da parte di privati, vietare il possesso di pistole o fucili d’ordinanza a casa e introdurre una licenza per l…
Anche in Svizzera si sta profilando un giro di vite in materia di armi. Il
parlamento federale sta discutendo, infatti, una legge destinata a
regolamentare la materia e la sinistra ha, sull’argomento, presentato
rivendicazioni precise: istituire un registro nazionale delle armi in
circolazione, introdurre una clausula di necessità per la detenzione di armi da
parte di privati, vietare il possesso di pistole o fucili d’ordinanza a casa e
introdurre una licenza per l’acquisto di armi da caccia o sportive. Il rischio
paventato è che, con due milioni di armi in circolazione nella Confederazione,
il rischio di suicidi e di atti violenti aumenti. «Ogni giorno, in Svizzera»,
spiega Hans Kurt, presidente della Società svizzera di psichiatria e
psicoterapia, «una persona si toglie la vita con un fucile o una pistola: la
prima cosa da fare per migliorare la situazione sarebbe limitare l’accesso alle
armi». Per parte nostra, ci limitiamo a segnalare che, in base a un accurato
studio, la percentuale di omicidi e suicidi compiuti con l’arma d’ordinanza
detenuta in casa è particolarmente bassa, quindi ben difficilmente la norma in
oggetto avrà qualche ripercussione sotto il profilo della sicurezza. Più utile,
forse, sarebbe interrogarsi sul perché ogni giorno uno svizzero debba decidere
di farla finita…