Fra tre mesi al massimo l’Italia avrà i primi body scanner, gli apparecchi in grado di passare ai raggi X il corpo e rilevare l’eventuale presenza di esplosivi o altre sostanze pericolose addosso ai passeggeri in partenza per mete sensibili. I soldi ci sono, due milioni di euro già accantonati dall’Enac, ora si tratta soltanto di decidere quali scanner acquistare e spingere affinché tutti gli altri Paesi Ue si adeguino. Le obiezioni legate alla privacy verranno prese …
Fra tre mesi al massimo l’Italia avrà i primi body scanner, gli apparecchi in
grado di passare ai raggi X il corpo e rilevare l’eventuale presenza di
esplosivi o altre sostanze pericolose addosso ai passeggeri in partenza per
mete sensibili. I soldi ci sono, due milioni di euro già accantonati dall’Enac,
ora si tratta soltanto di decidere quali scanner acquistare e spingere affinché
tutti gli altri Paesi Ue si adeguino. Le obiezioni legate alla privacy verranno
prese in considerazione, e per questo il governo ha cominciato a sentire il
parere del Garante Francesco Pizzetti, ma dopo le ultime minacce di attentati
la sicurezza del trasporto aereo è preminente. Oltre a Malpensa e Fiumicino,
anche lo scalo di Venezia, dal quale partono diverse linee per gli Stati Uniti,
tra due o tre mesi avrà i body scanner in funzione. «La linea condivisa da
tutto il governo è che, prima di qualunque altra cosa, deve venire la sicurezza
per chi vola: il diritto alla vita è prioritario rispetto a qualsiasi altra
questione», ha annunciato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ribadendo
che la sicurezza negli aeroporti italiani è «già stata rafforzata ed è ai
massimi livelli». Il ministro auspica che ci sia una decisione europea unanime
e il 21 gennaio, in occasione della riunione informale dei ministri dell’
Interno europeo a Toledo, Maroni chiederà che tutti condividano la posizione
italiana. Il nostro Paese, comunque, andrà avanti a prescindere da quello che
faranno gli altri (per il momento sono principalmente Spagna e Belgio ad avere
espresso contrarietà). Anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Altero Matteoli è d’accordo col mettere in secondo piano la privacy («È
importante, ma la sicurezza è preminente su tutto») e si augura che «la
decisione sia unanime anche a livello europeo». A Bruxelles è il vicepresidente
della Commissione europea e responsabile dei Trasporti Antonio Tajani a
minimizzare l’impatto dell’introduzione dei body scanner negli aeroporti.
Tajani spiega anche che l’esecutivo Ue sta valutando l’impatto che gli scanner
possono avere su salute, riservatezza e diritti umani dopo che nel 2008 la
decisione di introdurre queste apparecchiature era stata bocciata dal
Parlamento: «La nuova Commissione è orientata a riproporre l’uso obbligatorio
dei body scanner se daranno esito positivo le valutazioni in corso». Il prezzo
di acquisto, oscilla tra i 100 e i 200 mila euro. Per scegliere il modello da
utilizzare è stato istituito un comitato di esperti che dovrà valutare una
serie di questioni tecniche. Il prossimo 21 gennaio, la decisione sul tipo di
apparecchiatura più idoneo a rispettare le garanzie richieste verrà comunicata
al Cisa (Comitato interministeriale per la sicurezza del trasporto aereo e
degli aeroporti). Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ribadisce la
necessità che l’Europa valuti una linea comune sui body scanner in un momento
in cui «l’allarme terrorismo resta alto». «L’allarme», dice, «non può ridursi
perché, al di là dell’effetto simbolico delle feste natalizie, i terroristi
hanno dichiarato guerra al mondo democratico. Si tratta di una guerra
asimmetrica, che è stata lanciata da avversari sconosciuti che usano mezzi
sempre più sofisticati».