Al lupo piace la Romagna

Lupi imperversano nel Riminese, i cittadini preoccupati per l'incolumità di bambini e anziani e disperati per le predazioni di animali domestici si organizzano in comitati. Le posizioni animaliste che propugnano la "pacifica convivenza" mostrano sempre più in evidenza i propri limiti

Fino a non molto tempo fa si parlava della provincia di Rimini e delle sue spiagge specialmente d’estate, quando il popolo vacanziero si immergeva nell’atmosfera ridente e godereccia dell’Adriatico. Ma ultimamente il clima è cambiato. Non quello metereologico, bensì il solito, e sottolinieamo solito, problema dei lupi. Che ormai sono sempre, giorno e notte, in mezzo alle case della gente di quei luoghi, nei loro allevamenti, nelle loro passeggiate e in qualsiasi attività si svolga fuori dalle mura domestiche. Il fatto ormai non appartiene più a piccoli centri abitati particolarmente immersi nella Natura, ma sulle spalle e sulla pelle dei cittadini anche di grandi città. Roma ne è pienamente invasa, presenze a poche centinaia di metri anche dalla nostra casa. I pastori sono costretti a dormire in macchina in mezzo alle pecore per evitare stragi di agnelli. Intorno alla Tenuta di Castel Porziano, ormai dentro Roma, è un via vai di esemplari che entrano ed escono dalla riserva naturale. La città dell’Aquila viene visitata nel centro, nella periferia e nei giardini, notte e giorno. A Ospitale di Cadore i lupi presenti in mezzo al mercato, a Campo Ligure  si verifica lo stesso problema. Tornando nel Riminese, anche il presidente della provincia Jamil Sadegholvaad ha lanciato diversi appelli, sollecitando “immediatamente un confronto anche con il nostro territorio in tutte le sue componenti, allevatori, cittadini, comitati e istituzioni”. In tv è stata ospitata una rappresentanza della città che ormai racconta continue predazioni dentro i giardini, seppur recintati con reti alte due metri. Che i lupi, per chi non lo sapesse, oltre che scavare, si arrampicano anche sulle reti, specialmente a maglia leggermente larga. Si riscontrano veri e propri appostamenti nei giardini malgrado non vi sia presenza di cibo in giro. Per cui, come affermano i cittadini coinvolti, le fandonie sparse dai vari pseudoesperti di cui è piena la tv e i social di tutti i livelli, non trovano posto e giustificazioni: molti dei cani e gatti sono stati predati di giorno, tolti ai padroni addirittura dal guinzaglio. Per cui, ribadiamo, il timore dell’uomo che ancora ci si ostina a portare come dogma è definitivamente estinto. L’uomo non gli spara più, i lupi l’anno capito e trasmesso ormai da decine di generazioni ai propri cuccioli. Ma i vari protettori che fingono di non sapere, oppure ancora peggio non sanno proprio perché non frequentano, continuano a dire che la convivenza è possibile. E che i lupi avvistati sono in “dispersione”. Perché quando lo sono, e vagano per chilometri, smettono forse di mangiare? Smettiamoci di crogiolarci dietro la fantomatica predazione degli ungulati. Il lupo preda il facile. E cani e gatti si difendono pochissimo, fanno “ciccia” uguale e i padroni si disperano ma non reagiscono. Solo l’Ispra ormai, con coraggio, ha detto che vista la quantità stimata, sempre in aumento oltretutto, si può stabilire una quota di abbattimento che va dal 3 al 5% del numero di lupi presenti nelle varie regioni. La Francia già arriva al 20%, e checché ne dicano gli esperti di cui l’italia è sempre ricca, se vengono abbattuti nei pressi delle abitazioni, o durante le predazioni del tipo di cui parlavamo sopra, capiscono che la cosa non è più sicura come prima. E se gli interventi fanno poco effetto è perché se ne fanno troppo pochi. Ma il problema principale è un altro. Anzi due. Il primo è che il lupo deve predare la fauna selvatica. Se esce da questo tipo di predazione, di un predatore che sbrana cani, gatti, asini, puledri, pecore, lama eccetera, l’ecosistema non sa che farsene. Non serve selezione per gli animali domestici, la selezione la deve fare sui selvatici. Per cui asserito questo, come è giusto che sia, non hanno patria le parole e le visioni del mondo animalista, che non c’entrano un cavolo con la gestione faunistica. Così come sono assurde le giustificazioni che abbiamo dovuto sorbirci in queste settimane: “abbiamo occupato il loro spazio”, “la colpa è di chi non fa dormire il cane in casa”, “qualunque metodo scientifico, ma mai abbatterli” eccetera. Fino a prova contraria, con gli animali invasivi il metodo “scientifico” applicato in tutto il mondo è solo l’abbattimento. Niente spostamenti o reinserimenti in zone protette o santuari. Il metodo “scientifico” lo sta attuando la Svizzera con l’intenzione di abbattere, nel Canton Ticino, il branco intero Carvina, per esempio. L’abbattimento sarà eseguito dai guardiacaccia dell’Ufficio della caccia e della pesca, che potrà altresì valutare la collaborazione di cacciatori adeguatamente formati. Oltretutto l’animalismo e i vari proteggitutto non hanno ancora capito che portando la gente all’esasperazione, e alla quasi rivolta nei centri di molti abitati, fanno diventare il lupo ostile a tutti, istigando il metodo casalingo. Interventi mirati e professionali eviterebbero questo deleterio intervento personale. Stanno sorgendo, infatti, comitati di quartiere a Rimini, visto che i residenti ormai sono all’esasperazione e, giustamente, hanno paura per bambini e anziani. “Fino a pochi anni fa non c’era un recinto, i bambini giravano tranquillamente per i campi senza alcun problema… ora si vuole far passare il paradigma che il problema siamo noi, non i lupi…”. Se l’animalismo è tanto innamorato dei lupi sono solo dei fan e tifosi. La gestione la lascino a chi non ha le loro inibizioni e visioni fiabesche.