La tecnica del coltello, e del singolo attentatore radicalizzato islamico, colpisce anche la Nuova Zelanda, all’indomani delle forti restrizioni al possesso di armi conseguenti alla strage di Christchurch del 2019.
La violenza da parte dell’attentatore, che proveniva dallo Sri Lanka e sembra fosse legato all’Isis, è esplosa all’interno di un supermercato nella parte Ovest di Auckland, e si è sfogata contro sei cittadini innocenti, che sono stati feriti seriamente. In particolare, tre sono giudicati in condizioni critiche e uno in condizioni molto gravi. Il coltello utilizzato per l’atto criminale è stato prelevato direttamente dagli scaffali di vendita del supermercato.
È interessante notare che il primo ministro Jacinda Ardern, la quale era stata particolarmente pronta a criminalizzare l’intera categoria dei legali detentori di armi all’indomani della gravissima strage di Christchurch, nel 2019, in occasione di questo specifico attentato ha commentato: “quanto accaduto oggi è stato terribile, odioso e sbagliato. È stato perpetrato da un individuo, non da una fede, da una cultura, una etnia, ma da un singolo individuo preda di una ideologia che non è appoggiata, qui, da nessuna comunità. Egli soltanto deve portare la responsabilità per le proprie azioni”. Interessante notare come questo semplice e logico ragionamento, per i legali detentori di armi neozelandesi sembra non aver neanche sfiorato la mente della Ardern, solo due anni or sono. D’altronde si sa, i tempi cambiano…
Altrettanto allibiti lascia la notizia secondo la quale l’attentatore, che era giunto in Nuova Zelanda dal 2011, era noto alle forze di sicurezza fin dal 2016 e che risultava sotto “costante sorveglianza” a causa dei timori concernenti la sua ideologia. “La verità”, ha commentato il commissario di polizia Andrew Coster, “è che anche quando tieni sotto sorveglianza 24 ore su 24 un soggetto, non è comunque possibile essere nelle immediate vicinanze di esso in qualsiasi momento della giornata. Lo staff è intervenuto più velocemente che ha potuto, prevenendo ulteriori vittime in quella che è stata una situazione terrificante”.
Questo è particolarmente emblematico nei confronti di coloro i quali, anche in Italia, ripetono come un mantra che una efficace normativa sulla legittima difesa è del tutto superflua e inutile perché “tanto c’è la polizia” e “basta chiamare la polizia”. Ecco, appunto.
La primo ministro Ardern ha aggiunto che “abbiamo utilizzato ogni elemento e ogni strumento che la legge ci ha reso disponibile”.