Aviaria: allarmismi ingiustificati
Scusate, ci siamo sbagliati: è questo, in sostanza, il messaggio lanciato dal Corriere della sera in relazione all’allarme epidemia di influenza aviaria lanciato dall’Oms tre anni fa. “Almeno un milione di morti” secondo le catastrofiche stime dell’Oms, si sono in realtà rivelati essere solo 369 contagiati (234 dei quali deceduti), la maggior parte in Vietnam, Indonesia, Egitto, Thailandia e Cina. Il commento del virologo Fernando Dianzani: “la prudenza era dove…
Scusate, ci siamo sbagliati: è questo, in sostanza, il messaggio lanciato dal
Corriere della sera in relazione all’allarme epidemia di influenza aviaria
lanciato dall’Oms tre anni fa. “Almeno un milione di morti” secondo le
catastrofiche stime dell’Oms, si sono in realtà rivelati essere solo 369
contagiati (234 dei quali deceduti), la maggior parte in Vietnam, Indonesia,
Egitto, Thailandia e Cina. Il commento del virologo Fernando Dianzani: “la
prudenza era doverosa, ma ora possiamo dire che abbiamo esagerato
nell’annunciare la catastrofe”. Caustico il commento del Cncn: “Un allarmismo
sicuramente infondato che, oltre a trascinare nel baratro di una gravissima e
irrazionale crisi economica molte aziende del settore, fu cinicamente
utilizzato dai soliti animalisti del “no” per rilanciare il consueto ritornello
sul divieto dell’uso dei richiami vivi e sulla chiusura della caccia, intesa
come indispensabile misura preventiva per salvare milioni di vite umane! Il
Cncn, unitamente all’intero mondo venatorio, si adoperò intensamente per
cercare di arginare il clima di terrorismo che era stato instaurato e dette
vita a una serie di iniziative concrete volte a incrementare la raccolta di
dati e la conoscenza approfondita della problematica. Tra queste, va ricordata
la campagna “cacciamo l’aviaria”, con la quale vennero raccolti fondi da
destinare alla ricerca scientifica, e l’imponente monitoraggio di tutte le zone
sensibili attuato da decine di migliaia di cacciatori su tutto il territorio
nazionale. Dal novembre del 2003, la temutissima pandemia planetaria è rimasta
una semplice emergenza veterinaria, almeno per i Paesi più sviluppati, e ha
continuato a interessare solo le popolazioni di alcuni Stati del Sud Est
asiatico, dove le condizioni igienico sanitarie sono sicuramente alla base di
ogni episodio di contaminazione.