Bernardelli Vb1 calibro 12 magnum

Vai alla galleria delle fotoTanto apprezzato negli Stati Uniti, dove per decenni è stato lo shotgun più venduto, il fucile a pompa non ha grande diffusione in Europa, questo almeno per quanto riguarda l’attività venatoria, visto che anche nel vecchio continente lo slide action ha una sua collocazione prevalentemente come arma per difesa abitativa. Soltanto negli ultimi anni, si è assistito a un certo interesse verso il pump action sia come arma per l… [

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] Tanto apprezzato negli Stati Uniti, dove per decenni è stato lo shotgun più venduto, il fucile a pompa non ha grande diffusione in Europa, questo almeno per quanto riguarda l’attività venatoria, visto che anche nel vecchio continente lo slide action ha una sua collocazione prevalentemente come arma per difesa abitativa. Soltanto negli ultimi anni, si è assistito a un certo interesse verso il pump action sia come arma per la caccia al cinghiale sia per le gare di Tiro dinamico. Semplice da utilizzare, affidabile, adatto a ogni tipo di munizionamento, economico e versatile, il “pompa” ha un discreto gruppo di aficionado che, in genere, preferiscono, sia per considerazioni pratiche sia per questioni di look, modelli rustici e semplici, spesso addirittura spartani. Il nome Bernardelli è istintivamente associato alle belle doppiette, ad armi corte contraddistinte da un design un po’ datato e dalla realizzazione in acciaio macchinato, a sovrapposti, al celebrato, ma sfortunato, semiautomatico con caricatore estraibile, ma anche ai moderni semiautomatici a presa gas Mega. Soltanto alcuni ricorderanno di un prototipo di slide action con caricatore prismatico (uno dei primi al mondo) che, a suo tempo, costituì una vera “rottura” con la tradizione produttiva dell’azienda del cigno. Una “rottura” che si ripete proprio con la presentazione di un inedito fucile a pompa del quale abbiamo avuto a disposizione il primo esemplare uscito dallo stabilimento di Torbole (Bs), sede della Bernardelli. La Bernardelli è sempre molto tradizionalista come progetto e realizzazione delle sue armi, ma questa volta ha infranto tale consuetudine con un’arma che, nel suo segmento, si colloca nel solco della tradizione, non tanto quella del produttore, ma del tipo di fucili a cui il nuovo nato appartiene. Questo fucile, il modello si chiama Vb1, è tanto nelle linee quanto nella progettazione, un tipico riot gun di scuola statunitense e nessuno farebbe una piega se invece di avere il marchio Bernardelli si chiamasse con il nome di qualche grande produttore a stelle e strisce di fucili a pompa. Il pompa nasce nello stabilimento di Torbole, dove si provvede all’assemblaggio di parti realizzate in loco e di parti che in Italia sono finite, ma vedono la luce in Turchia. Chi ha progettato il pompa Bernardelli ha tenuto a mente l’esperienza maturata con i semiautomatici a canna liscia, ma ha anche avuto un occhio di riguardo nei confronti della meccanica Mossberg, che, quando si tratta di slide action tradizionali, in molti considerano fra le migliori in assoluto, se non la migliore. Lo si nota fin da un primo esame: ad arma in chiusura, la finestra di caricamento è “vuota” e manca, infatti, la tradizionale cucchiaia di alimentazione che, proprio come sui Mossberg, è sostituita da una staffa oscillante, il cui movimento è comandato dall’otturatore. Soltanto con l’otturatore arretrato la staffa porta in basso la sua parte anteriore, per accogliere la cartuccia che esce dal serbatoio. Riportando in avanti l’otturatore, la staffa oscilla verso l’alto, collocandosi subito in orizzontale e guidando la cartuccia verso la camera. A differenza delle normali cucchiaie, questa “staffa” non si limita a fare da appoggio per la cartuccia ma la “contiene” (grazie alle pareti laterali) e in concomitanza col doppio estrattore (un’altra caratteristica del disegno Mossberg) la trattiene saldamente impedendole qualsiasi deviazione dal suo tragitto verso la camera di cartuccia. Con questa organizzazione, a meno di difetti meccanici o della munizione, si eliminano le possibilità di inceppamenti in fase di alimentazione e pure se si manovra l’otturatore lentamente, tenendo il fucile in qualsiasi assetto (sul fianco, rovesciato o in candela), la cartuccia viene guidata con precisione verso la camera. Altre caratteristiche che si ritrovano sui Mossberg, ma non solo, sono la doppia asta di armamento, che facilita la scorrevolezza del movimento ed evita impuntamenti, e le lunghe leve (tranciate e stampate) nella carcassa, tenute in sito dal gruppo di scatto, con funzione di arresto per le cartucce nel serbatoio (nel fianco sinistro), e di disconnettere nonché sicura contro spari prematuri (nel fianco destro). L’otturatore del Bernardelli è un classico otturatore in due pezzi, con chiusura assicurata da un chiavistello alloggiato nella parte superiore e fatto oscillare dal movimento relativo fra la parte superiore e quelle inferiore, una slitta collegata alle aste di armamento, che porta i piani inclinati per l’oscillazione del chiavistello. Il gruppo di scatto è in tecnopolimero injection molded ed è semplice, robusto ed essenziale come tutto il fucile. Nella sua radice anteriore è alloggiata la sicura a traversino (reversibile per i mancini), facilmente raggiungibile anche da parte di chi non ha mani grandi. Anche il grilletto è ben raggiungibile col dito che cade naturalmente in posizione anche grazie alla forma della parte di calcio a monte della pistola, un po’ tozza da vedersi, ma ottima per la mano e ben raccordata con la carcassa, senza dislivelli fra questa e il calcio né altre “asperità”, che creino fastidi sotto rinculo. Anche la zigrinatura della pistola (una puntinatura) non è fastidioso sotto rinculo, ma consente una grippabilità adeguata e un facile riassetto della mano. Il calcio termina con uno spesso calciolo antirinculo, ventilato, in gomma, che non è di impaccio quando si porta rapidamente il fucile alla spalla anche se, a nostro parere, è un po’ troppo duro. L’asta, anch’essa in polimero ad alta resistenza, ha forma cilindrica ed è solcata per aumentare la presa senza creare fastidio alla mano. La presa dell’asta è abbastanza buona, ma il tutto risulta un po’ sfuggente, non nella manovra dell’otturatore (in questo caso la grippabilità è perfetta), ma sotto gli effetti del rinculo se si tiene il fucile dall’anca, soprattutto nel caso in cui si renda necessaria una rapida messa in funzione dell’arma e non ci sia tempo per assumere l’assetto più corretto. Il movimento dell’asta è estremamente fluido e consente di raggiungere velocità fulminee. Se si è abituati a mettere in trazione l’asta prima dello sparo, per aumentare la velocità di ripetizione, con il Bernardelli (come per altri pompa), si dovrà, una volta sparato, andare leggermente in avanti (in realtà basta eliminare la trazione) prima di poter arretrare l’asta. Questo per la presenza di una sicura interna, che impedisce l’arretramento dell’otturatore dopo lo sparo, così da evitare rotture dei fondelli (con effetti pericolosi), che possono verificarsi quando fra partenza del colpo e apertura dell’otturatore non c’è il tempo sufficiente a far sì che l’apertura si verifichi solo dopo l’abbassamento delle pressioni in canna. Gli organi di mira del pompa Bernardelli sono costituiti da un semplice, piccolo mirino a lama, funzionale e tarato in modo corretto con luce adeguata, ma per situazioni con ridotta illuminazione, sfondi scuri o luce di taglio sarebbe preferibile un mirino in fibra ottica o quanto meno in plastica translucida e colorata. Il costo sarebbe modesto e i risultati notevoli. L’attuale mirino fa parte dell’anello che blocca la canna anteriormente, l’anello è saldato sulla canna e la sua base è bloccata al serbatoio da un “tappo” a vite, che assicura collegamento stabile ed evita problemi di “centralità” (spostamenti del centro di rosata fra un colpo e l’ altro) della canna nonostante la brevità del prolungamento posteriore della stessa, che ospita la sede per il chiavistello oscillante, che così lavora direttamente sulla canna. Al pari della carcassa, la canna è trattata esternamente (all’interno è cromata) con un rivestimento epossidico resistente agli urti, alle abrasioni, alle temperature estreme e alle aggressioni chimiche, che rende il fucile del tutto insensibile all’attacco corrosivo e “corazzato” contro trattamenti un po’ rudi. La protezione svolge anche un’ azione antiriflesso e non è per nulla spiacevole alla vista, anzi contribuisce al look da duro del fucile e se proprio vogliamo trovare una “controindicazione”, questa è costituita dalla necessità di rimandare il fucile in fabbrica per rifare il trattamento protettivo nel caso si voglia intervenire sull’arma, per esempio, sostituendo il mirino di serie. La finitura è ottima per un’arma che punta tutto sulla funzionalità e garantisce affidabilità unita a prestazioni più che valide, il tutto ottenuto con metodi produttivi che farebbero inorridire gli amanti del bell’oggetto e con finiture interne di scuola americana, cioè curate soltanto dove serve, ma anche abbinato a rusticità, robustezza, durata e contenimento dei costi. Il fucile è camerato per il 12 magnum, cosa che, francamente, ci sembra non serva a nulla se non a soddisfare le richieste di chi ama il botto grosso e non si preoccupa più di tanto di colpire il bersaglio e di non farsi male alla spalla. Per la caccia al cinghiale, le slug magnum sono poche e non ci pare siano ideali in un fucile leggero e con mire adatte al tiro di imbracciata. Per difesa, le magnum sono da evitare, un uomo non è un cinghiale e una qualsiasi carica a pallettoni ha una capacità più che adeguata. Non a caso, per privilegiare la controllabilità, negli Stati Uniti, patria del riot gun, da qualche tempo sono apparse cariche a pallettoni con valori energetici ridotti, ma sempre più che sufficienti. In quest’ottica, la finestra di espulsione un po’ strettina per i bossoli magnum, che troviamo sul pompa Bernardelli, non ha per noi alcuna rilevanza. Il fucile ha ben altre caratteristiche positive che, unite a un prezzo veramente interessante, ne dovrebbero fare un vero best seller. Chiederemmo alla Bernardelli soltanto di cambiare mirino e di montare un calciolo un po’ più morbido, per il resto è ottimo. Lo slide action di Torbole può essere utilizzato anche nelle gare di Tiro dinamico e a caccia, ma per rendere al meglio avrebbe bisogno di qualche piccola modifica. Ci permettiamo di suggerire una variante per la caccia con mire “da carabina” e una variante specifica per il Tiro dinamico, che potrebbe interessare anche per difesa e dotazioni di polizia, dotata di strozzatori intercambiabili interni e mirino unito a diottra regolabile (meglio se con riferimenti bianchi e magari al trizio) e magari anche con un colpo in più nel serbatoio. Nello scegliere le cartucce con le quali abbiamo voluto verificare le rosate del Bernardelli, sono state tenute in considerazione le possibilità dell’arma per le gare di Tiro dinamico, la difesa abitativa, l’impiego operativo. Per le prove di rosata, abbiamo scelto le Remington Nitro express long range con 36 grammi di piombo 7,5 (per i popper alle minori distanze vanno benissimo anche 28 e 32 grammi). Per l’impiego difensivo, abbiamo scelto le Fiocchi Hv 12/70 con 35,5 grammi di pallettoni 4/0 e le B&P Big game con 9 pallettoni 00. Non abbiamo potuto sparare col cavalletto e questo si riflette sugli spostamenti dei centri di rosata. Sono state tirate serie di tre colpi a 15 metri che, come testimoniato dal 91% di pallini nel cerchio di 750 millimetri per le Remington e dal 70% di pallettoni per le Fiocchi Hv, sono una distanza anche troppo ridotta per le possibilità del pompa. Da notare che il cerchio interno di 375 millimetri conteneva il 42% dei pallini delle Remington e il 45,7% dei pallettoni delle Fiocchi. Del fatto che, almeno con quelle cartucce, 15 metri fossero pochi per saggiare le vere possibilità del fucile ci siamo resi conto anche con i pallettoni 00: le rosate restavano concentrate, tanto che su tre colpi sono stati rilevati diametri dei centri di rosata (per 9 pallettoni) di 256, 263 e 321 millimetri. Abbiamo sparato 150 colpi calibro 12, con cariche comprese fra 24 e 55 grammi: con tutte le cartucce standard (12/67 e 12/70), il funzionamento è sempre stato ineccepibile, ma con le magnum per assicurare l’espulsione è stato necessario manovrare l’otturatore con violenza e anche in questo modo alcuni bossoli sono rimasti intrappolati dalla finestra di espulsione troppo stretta. A parte questo inconveniente, l’intera prova è filata via liscia come l’olio, anche mescolando le cartucce a caso nel serbatoio, sparando e manovra ndo l’otturatore in tutti gli assetti possibili, sia con manovra veloce sia lenta o a tratti. Non abbiamo mai avuto né inceppamenti né impuntamenti di alcun tipo e il fucile si è fatto apprezzare per la fluidità di funzionamento e la velocità di ripetizione. Ottima la maneggevolezza, molto buona la controllabilità alla spalla. Il disegno facilita rapidità nella salita alla spalla e nella messa in mira, più che buono anche il tiro d’istinto, peccato per il calciolo duro che riduce il comfort. [

] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di settembre 2004. [

] Produttore: Bernardelli, via Grandi 10, 25030 Torbole Casaglia (Bs), tel. 03.02.15.10.94, fax 03.02.15.09.63, www.bernardelli.com, bernardelli@bernardelli.com Modello: Vb1 Calibro: 12 magnum Canna: cilindrica, 470 mm, anima cromata Otturatore: con chiavistello oscillante Carcassa: macchinata in lega leggera Sicura: sulla guardia del grilletto a bloccare la leva di scatto; il fucile non spara se l’otturatore non è in completa chiusura Serbatoio: tubolare da 6 colpi; il serbatoio è rifinito per garantire una maggiore scorrevolezza dell’asta ed essere totalmente resistente alla ruggine Calcio e asta: polimero ad alta resistenza, calcio a pistola, calciolo antirinculo in gomma Finitura: polimerica su canna e carcassa (resiste a graffi, urti, aggressioni chimiche e umidità) Peso: 2.800 grammi, circa Note: doppia asta di trasmissione Prezzo: 394 euro, Iva inclusa (444 euro con la canna dotata di strozzatori esterni e tacca di mira)