Un carabiniere spara e uccide l’aggressore, ora è indagato per omicidio. I sindacati di categoria sottolineano: “se quei militari fossero stati dotati di Taser, oggi avremmo un criminale in arresto e non un corpo in obitorio”
Nella notte tra venerdì e sabato un carabiniere ha dovuto far uso dell’arma d’ordinanza contro un romeno già noto alle forze dell’ordine il quale, probabilmente ubriaco o in altro modo alterato, ha aggredito con un coltello il militare sopraggiunto insieme al personale del 118 per cercare di contenere le sue escandescenze. Il romeno è poi morto all’ospedale, il carabiniere è anch’egli rimasto ferito ed è attualmente indagato per omicidio, come “atto dovuto”.
“È antipatico tornare sull’argomento in circostanze di questo tipo, ma ahimé, siamo obbligati a farlo. Se quei militari fossero stati dotati di Taser, oggi avremmo un criminale in arresto e non un corpo in obitorio”, ha dichiarato Fabio Conestà, segretario generale del Mosap (Movimento sindacale autonomo di polizia). “Tanta propaganda, foto e proclami, ma alla fine nelle mani delle forze dell’ordine c’è solo la patata bollente”, prosegue Conestà: “pensate che questo collega, adesso, non dovrà fare i conti con la giustizia? Ben venga il cosiddetto atto dovuto, perché gli permetterà di nominare un perito e difendersi. Ma chi pagherà tutto questo? L’amministrazione di appartenenza o il collega di tasca propria? Ogni volta la storia è sempre la stessa: uomini in divisa chiamati a compiere il proprio dovere con il bagaglio di annose conseguenze al seguito”.
La distribuzione del Taser alle forze dell’ordine è iniziata a livello sperimentale ormai nel 2019 e il periodo di prova si è concluso con un assoluto successo. Purtroppo si sono verificate ulteriori lungaggini burocratiche che hanno posticipato l’effettivo acquisto e distribuzione degli storditori elettrici. Le forze dell’ordine italiane sono in ritardo cronico di anni rispetto alle corrispondenti forze dell’ordine degli altri Paesi europei sull’adozione di questi dispositivi e ancora oggi, purtroppo, a livello locale si incontrano forti resistenze a dotare le forze di polizia municipale di questo strumento che, invece, svolge una funzione fondamentale di raccordo tra l’impiego delle sole mani e l’impiego, spesso purtroppo letale, dell’arma da fuoco. Nel frattempo si scaricano sui singoli operatori responsabilità e, soprattutto, costi (sociali ed economici) delle scelte obbligate che vengono svolte sul territorio.