Colombi e biodiversità

Il Tar del Piemonte ha respinto il ricorso delle associazioni animaliste contro il piano di controllo dei colombi approvato dal consiglio metropolitano di Torino: i danni che questa specie provoca sono stati riconosciuti gravi

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Nella città di Torino il Tar del Piemonte ha respinto un ricorso inoltrato dalle associazioni animaliste che intendevano contrastare il piano di controllo dei colombi approvato a suo tempo dal consiglio metropolitano della città. Naturalmente i metodi che si attueranno sono sia l’uso del fucile, messo in atto nel momento in cui ci saranno segnalazioni di danni, insieme a cannoncini a gas e palloni a elio. Il Tar stesso ha motivato il respingimento principalmente perché ha riconosciuto i danni nei confronti dei monumenti dati dal deposito del guano misto a pioggia e umidità, favorendo anche il proliferare di batteri e spore. Oltretutto la specie, stabilito anche dalla sentenza, favorisce l’aumento incontrollato di parassiti come zanzare, ma soprattutto zecche e pulci, che certo non sono ospiti graditi per la popolazione. Mettendo anche il fatto che i colombi non hanno contrasti alla loro riproduzione. Il procedimento giudiziario amministrativo, nel suo decorso, riporta regolarmente l’impedimento programmato dalle associazioni animaliste che si oppongono sempre, con qualunque scusa, in ogni momento, quando si parla di limitare una specie. L’unica motivazione che si vede sempre proporre è solo e soltanto pietistica, che si rifiuta di vedere il problema, proponendo soluzioni impraticabili quali quelle nate dalle solite zone rifugio, adozione, spostamenti da qualche altra parte eccetera. Ovvero tutto rimane come prima, ma solo spostando il problema, oltretutto con spese ingenti e perpetuazione delle medesime criticità all’infinito.

Vorremmo anche portare il discorso su uno dei cavalli di battaglia proprio delle associazioni animaliste, che contrastano qualunque intervento in campo faunistico. La tanto decantata biodiversità, nel nome della quale portano avanti programmi e progetti assurdi, non è assolutamente quella che loro stessi descrivono. Ma esattamene il contrario. Proprio in nome di questa si debbono, giocoforza, sfoltire le specie che in qualche modo, e in certe zone, tendono a essere o sono nettamente invasive o prevaricatrici di altre. Non c’è alternativa. Garantire la biodiversità è il frutto che può venire solo dal controllo di tutte quelle specie in eccesso. Perché principalmente finiscono per opprimerne altre. Prova ne è il disastro faunistico che continua a perpetrarsi nei parchi italiani, che siano nazionali, regionali eccetera. Con la politica della protezione a oltranza, la proliferazione delle specie maggiormente invasive, tipo cinghiali e cervi, hanno devastato le altre specie, forse meno “iconiche” e sfruttabili a livello d’immagine, ma ugualmente vitali per un ambiente sano. Per cui se vogliamo la biodiversità, tornando ai colombi, dobbiamo limitarne il numero. Facendo buona pace con la coscienza e il protezionismo a oltranza. I colombi sono talmente invasivi da essere veramente un dramma per gli allevamenti di bovini e altri animali. In quanto gravitano sempre a stuoli nei capannoni aperti degli allevamenti, spargendo deiezioni infettive sui mangimi nelle tramogge di alimentazione degli animali. Ed ecco perché spesso vengono somministrati molti antibiotici, proprio per fermare le possibilità di infezioni per gli animali che mangiano mangimi inquinati dal guano dei colombi. Soluzione, quella dei farmaci, poi pesantemente contestata sempre dalle stesse associazioni.