La Fidasc alle prese con gli incidenti, sia sportivi che venatori, cui vanno incontro i cani quando sono a stretto contatto con un selvatico forte e pericoloso come il cinghiale. Dal convegno "La sicurezza del cane da caccia" emerge l'indifferibile esigenza di procedere a una profonda rivisitazione della cinofilia venatoria sul cinghiale. "Una pratica che ormai fa registrare danni assai rilevanti non solo dal putnod i vista economico o sotto l'aspetto del mancato utilizzo per i lunghi periodi di convalescenza, ma soprattutto per quanto riguarda gli aspetti affettivi di un rapporto che è sempre più profondo e che finisce per coinvolgere emotivamente anche tutti i membri della famiglia". Sono stati analizzati aspetti legali, cinotecnici e didattico-formativi, sull'argomento sicurezza (non solo dei cani) alla presenza di molti esperti e del presidente della Federcaccia, Gianluca Dall'Oglio e del vicepresidente di Arcicaccia, Massimo Logi.
Browning-Winchester, che ha messo la sicurezza "integrata" cacciatore-cane al primo posto, è stato partner dell'iniziativa: Frédérick Colombié, amministratore delegato di Browning-Winchester-Miroku Italia (a sinistra, nella foto con il presidente Fidasc, Felice Buglione), ha dinostrato che l'intero mondo venatorio internazionale ha ormai superato l'iniziale diffidenza verso l'abbigliamento e gli accessori ad alta visibilità, tanto che la carabina semiautomatica da batturta con gli inserti arancioni è risultata di gran lunga l'arma più venduta dello scorso anno. Molto apprezzata la dimostrazione pratica effettuarta da Laurent Canò sull'effettiva capacità del corpetto protettivo per cani in Kevlar, capace di assorbire e neutralizzare anche i colpi più violenti sferrati dai cinghiali.