A Parma si pensa in grande. L’assessorato al Benessere animale, nella persona del vice sindaco Lorenzo Lavagetto, ha grossi progetti nei confronti delle colonie di nutrie che sono in città. Anche perché sembra che i cittadini siano veramente preoccupati. Infatti si cercherà di cambiare il sistema che precedentemente aveva visto la cattura e poi la soppressione delle nutrie. Infatti è stato “promosso un confronto con esperti e considerato esperienze di altre città che ci hanno confortato nell’intraprendere una direzione diversa: più efficace, più rispettosa degli animali, più etica, ma anche più economica”.
Detto in parole povere si vuole prevedere la cattura e successiva sterilizzazione degli animali. Poi saranno destinati in uno spazio naturale appositamente predisposto grazie alla presenza di un laghetto di raccolta in ambito periurbano. Praticamente un “nutrificio” urbano. Pensavamo fosse una idea isolata che, di questi tempi, animalisti e company propongono per ogni specie da limitare. Invece al circuito del benessere, animale naturalmente, si sono allineati tanti altri: Andrea Summer dell’università di Parma, Francesco Di Ianni dell’ospedale veterinario universitario, Cristina Marchetti patologa forense di veterinaria, Alessandro Piacenza settore giuridico protezione animali, Gabriella Meo garante diritti animali, Yuri Bautta sezione vivisezione Lav di Modena, Angela Pia Mori Gialdi presidentessa Enpa, e tanti altri che hanno espresso sia l’economicità dell’effettuazione del progetto, sia il rispetto, l’etica, l’allontanamento della crudeltà e tante altre cose che generalmente si mettono in campo per pietismo diffuso. Non si può, dato lo spazio, riportare tutti i benefici che i suddetti hanno esternato, ognuno per la propria specifica competenza, nei confronti dell’avvio del progetto. Ma possiamo in poche righe riassumere cosa ne pensiamo noi, molto meno illuminati. Innanzitutto qualunque specie animale sul pianeta ha dentro di sé due grandi istinti insopprimibili che porta avanti per tutta la sua breve o lunga vita che sia. E precisamente: mangiare più possibile e riprodursi più possibile. Con buona pace di Lav, Enpa, veterinari, università e pietisti di turno. E noi per dormire sonni tranquilli con la nostra coscienza, e addormentarci senza sensi di colpa, gliene togliamo chirurgicamente uno. E li stipiamo in un “magazzino” nel quale, come zombie senza dignità, stazioneranno vita natural durante. Il laghetto sarà visitato dai cittadini sicuramente soddisfatti di averle “salvate” dalla morte, ma non dalla vita inutile che condurranno. Poi quanti laghetti dovremo costruire in tutta Italia per metterci nutrie, pappagalli, scoiattoli, granchi blu eccetera, visto che il sistema viene puntualmente proposto per tutte le specie invasive? E specialmente alloctone come la nutria che non c’entra nulla in Italia, e che dove si diffonde distrugge nidi e uova di tanti altri animali di palude, di fiume e di tutto il resto? Che sempre gli stessi animalisti dicono che andrebbero protetti. Insomma, quando la finiremo di gestire la fauna col pietismo emotivo umano e li lasceremo mangiare, lottare, riprodursi e anche morire perché così va per tutti, noi compresi?