Non si è ancora sciolto il cordoglio per le vittime della strage di Monaco, che si è già sollevata l'onda dei proibizionisti: alcuni politici tedeschi, infatti, "capitanati" dal vice cancelliere Sigmar Gabriel, hanno affermato che "ora bisogna fare tutto il possibile per limitare al massimo la circolazione di armi da fuoco". La proposta ha trovato eco immediata dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, il quale ha affermato abbastanza sibillinamente che in Europa "bisogna difendere la sicurezza e la libertà con tutti i mezzi disponibili". Sibillinamente in quanto i due concetti, quello di sicurezza e quello di libertà, finora hanno dimostrato di essere abbastanza in contrapposizione…
Ovviamente, come capita da noi, è evidente che con "circolazione di armi da fuoco" si intenda "legale". E pazienza se Ali Sonboly, il giovane tedesco-iraniano autore della strage, la pistola se la è procurata illegalmente. E pazienza, ancora, se la legislazione tedesca, insieme a quella italiana, sono portate a esempio in tutta l'Unione europea quanto a rigore e capacità di controllo. Ciò che, probabilmente, la politica ancora stenta a capire è che non può essere l'ennesima risposta stereotipata a una minaccia sempre più quotidiana, la soluzione che i cittadini europei e tedeschi chiedono per la propria tranquillità. L'unico effetto che si prospetta di fronte a un proibizionismo d'accatto è che, oltre a non risolvere il problema degli attacchi terroristici portati da singoli "lupi solitari" (ma è poi possibile arginarli in qualche modo?), si contribuirà ulteriormente alla sfiducia delle persone nei confronti della politica tradizionale, aprendo la via agli estremismi.