Il 16 luglio 2009 l’onorevole veronese della Lega nord Francesca Martini (attualmente sottosegretario al ministero della Salute) firma una “Ordinanza contingibile ed urgente recante misure per garantire la tutela e il benessere degli animali di affezione anche in applicazione degli articoli 55 e 56 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163”. FederFauna osserva da subito che il provvedimento avrebbe avuto più effetti negativi in termini di costi e obblighi per i proprietari dei canili e per le già in difficoltà amministrazioni locali, che non realmente positivi per gli animali, e che gli unici a guadagnare degli spazi, oltre a nuovi ulteriori privilegi, sarebbero stati solo gli animalisti.
L’avvocato Massimiliano Bacillieri, responsabile dell’ufficio legale di FederFauna, per conto di diversi proprietari di canili i quali hanno dimostrato che il benessere animale non sia per forza monopolio animalista, presenta quindi un ricorso per l’annullamento, previa sospensione d’efficacia. Il Tar accoglie il ricorso e con ordinanza depositata il 2 dicembre sospende il provvedimento della Martini. Il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, dopo quattro mesi si appella al consiglio di Stato e i proprietari dei canili, che proprio in questi giorni si stanno unendo per formare un Sindacato denominato Assocanili, anch’esso confederato a FederFauna, si costituiscono e incassano la seconda schiacciante vittoria. Con ordinanza depositata il 26 maggio 2010, il consiglio di Stato boccia definitivamente l’ordinanza Martini. “La questione sarà effettivamente chiusa?”, si domanda FederFauna. Durante una recente discussione sulle modifiche alla legge 281/1991 in commissione Affari sociali della camera, Francesca Martini ha annunciato la presentazione del Ddl sul Codice per la tutela degli animali di affezione segnalando “che tale disegno di legge … disciplina tutti gli aspetti … riprendendo anche il contenuto di ordinanze contingibili e urgenti emanate negli ultimi due anni in materia” e ha dichiarato di condividere “il richiamo dell’onorevole Viola alla necessita’ di coinvolgere pienamente, anche in ambito parlamentare, le associazioni animaliste, con le quali il Governo si confronta sin dall’inizio della legislatura”. FederFauna ripunta i piedi: si chiede chi dovrà sostenere i costi di questi procedimenti nati dai palesi errori della Martini (purtroppo, come sempre, i cittadini italiani?) e sottolinea che a differenza dell’onorevole Martini e dell’onorevole Viola, le associazioni animaliste non sono state elette dai cittadini italiani.