Il Vice capo vicario della delegazione del Pdl nel Partito popolare europeo, Sergio Berlato, ha inviato al quotidiano Il Giornale una lettera nella quale chiarisce la posizione del Pdl nei confronti della caccia, in risposta alle esternazioni del ministro del Turismo Maria Vittoria Brambilla.
“ritengo doveroso chiarire le ragioni che hanno portato l’intera delegazione del Popolo della Libertà nel Partito Popolare Europeo a sottoscrivere una lettera al presidente Berlusconi per invitarlo a intervenire sul ministro Brambilla per le ripetute sue esternazioni pubblicamente assunte non solo in contrasto con il programma elettorale del Pdl ma in netto contrasto con la posizione del governo nazionale.
Con le firme di tutti gli eurodeputati, si può agevolmente constatare che non si tratta affatto di una sterile rivendicazione di un singolo deputato che vuole la liberalizzazione di “caccia selvaggia” in Italia, ma la posizione assunta da tutta la delegazione del Pdl nel Ppe su alcuni argomenti sensibili sui quali, pur rispettando la libertà di coscienza individuale, il Popolo della Libertà ha assunto precisi impegni con il proprio elettorato. A differenza di chi è stato nominato al Parlamento e al governo italiano senza dimostrare il proprio livello di consenso tra gli elettori, tutti i deputati al Parlamento europeo, per essere eletti, devono andare a cercarsi non solo i voti ma anche le preferenze personali. È presumibile quindi che questi ultimi, se non altro per necessità, abbiano mantenuto maggiore sensibilità nell’ascoltare l’opinione dei cittadini e in particolar modo di quelli che hanno votato per il Popolo della Libertà. In merito alle presunte 100.000 firme raccolte dalla Brambilla a sostegno del movimento “la coscienza degli animali” va ricordato che in soli due mesi il sottoscritto ha raccolto oltre 843.000 firme certificate a sostegno dell’adeguamento della normativa nazionale sulla caccia alle Direttive comunitarie (così come previsto nel programma elettorale del Popolo della Libertà), avendo l’Italia la normativa in assoluto più restrittiva ed inadeguata tra quelle in essere in tutti gli stati membri dell’Unione europea.
Se davvero il 90 per cento degli italiani fosse per l’abolizione della caccia mi si dovrebbe spiegare come mai gli anti-caccia non sono mai riusciti a vincere nemmeno uno dei tanti referendum indetti negli ultimi vent’anni in Italia per tentare di abolire un’attività consentita in tutto il mondo, regolamentata da precise direttive comunitarie ed esercitata in Europa da oltre sette milioni di cittadini dalla fedina penale perfettamente pulita.
Segno evidente che gli italiani hanno sicuramente dimostrato di avere molto più buon senso di certi integralisti che vorrebbero imporre agli altri le loro convinzioni personali ed il cui unico obiettivo pare essere quello di vietare tutto ciò che da loro non viene condiviso. Un approccio culturale, a nostro avviso, decisamente discutibile”.