Come si può fare per combattere la microcriminalità e, in particolare, il flagello dei furti? Prevedendoli! Questo è, in sintesi, il lavoro compiuto dal Centro di ricerca Transcrime research in brief – Serie Italia diretto dal professor Ernesto Savona dell’Università del Sacro cuore di Milano e dell’Università degli studi di Trento, in collaborazione con il dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno.
In sostanza, il progetto prevede l’analisi dei dati disponibili sui furti nelle differenti zone di una determinata città (nella fase di test sono state considerate Milano, Roma e Bari), evidenziando che alcuni quartieri sono decisamente più appetibili di altri per i furti, grazie a ben precisi fattori. Identificati i quartieri più “papabili”, è naturalmente più facile per la polizia predisporre progetti di contrasto ad hoc. Utopia? Forse no, considerando che mentre in Italia dal 2008 al 2013 i furti sono aumentati del 61 per cento, in Francia del 45 per cento e in Spagna del 33 per cento, in Gran Bretagna sono calati del 27 per cento, anche grazie all’esistenza di “mappe previsionali” come quelle del progetto Transcrime.
Per la definizione delle zone “most wanted” da parte dei ladri, concorrono diversi elementi critici, tra i quali l’elevato valore degli immobili, l’alta densità abitativa, l’elevata percentuale di anziani residenti, l’elevata presenza di negozi “compro oro”, la presenza di edilizia residenziale pubblica. Tra gli elementi di scarsamente predisponenti, invece, figura a sorpresa l’elevata percentuale di stranieri residenti e la bassa densità abitativa.
Sulla scorta dei dati elaborati, le zone più a rischio di Roma sono nel centro Storico (Ponte, Monti, Esquilino, Trastevere, San Giovanni) e nei quartieri Appio, Tuscolano, Aurelio, Trieste e Nomentano. A Bari i quartieri Libertà, Murat, Madonnella e Carassi. Per Milano, i quartieri più a rischio sono Buenos Aires, Lambrate, Loreto, Città Studi e Porta Romana.