L’apparizione a Eurosatory 2016 di un antico strumento difensivo, ha suscitato un interesse “discreto”: si tratta di moderni “triboli”, prodotti dalla Extrema ratio.
Il termine di tribolo è direttamente mutuato da una pianta spinosa (tribulus terrestris) dotata di spine che formano o ricordano un tetraedro. Tecnicamente il tribolo è un “ostacolo” costruito come una specie di chiodo metallico composto da quattro punte (a tetraedro) che, posto a terra, ha la particolarità di avere sempre una punta rivolta verso l’alto con le restanti punte, a costituirne il basamento.
I latini lo chiamavano anche murex ferreus (ferro lanceolato), noto ancora come “piede di corvo” e “Caltrop” presso gli anglofoni che a loro volta, lo hanno mutuato dalla parola latina calcitrapa non casualmente riferita a una altra pianta dotata di poderose spine, la Centaurea calcitrapa.
I triboli venivano utilizzati sin dai tempi più antichi in funzione antiuomo, pensiamo a guerrieri non solo scalzi ma anche con calzature leggere, in funzione anti cavalleria e destrieri da guerra come elefanti e cammelli.
Dario III per esempio, li utilizzò contro la cavalleria di Alessandro il Grande nella battaglia di Gaugamela nel 331 a.C., i triboli erano anche molto utilizzati dai legionari romani e uno dei loro primi impieghi, pare, fu contro i veloci carri da battaglia dei nemici. Vennero usati ancora nelle due guerre mondiali per sgonfiare le gomme dei veicoli. Si ricordano particolarmente, gli impieghi dietro le linee nemiche da parte di elementi del Soe e dell’Oss: a questa ultima organizzazione, viene attribuita la variante presentata dalla Extrema ratio, ossia con piccoli tubi in acciaio e punte a taglio ad “ago di siringa” per squarciare e sgonfiare immediatamente un pneumatico.
Il kit comprende, oltre a un certo numero di triboli in acciaio, un sacchetto contenitore per il trasporto. L’azienda conferma che sono stati realizzati su espressa richiesta di un reparto delle nostre forze armate: quale in particolare, non viene rivelato.