Con la vittoria di Shinzo Abe, il Giappone si prepara a chiudere una pagina lunga settant'anni, modificando la propria costituzione "pacifista"
Una delle conseguenze più importanti del trionfo del leader conservatore Shinzo Abe alle elezioni anticipate giapponesi, sarà la probabile (perché annunciata già in campagna elettorale) modifica dell’articolo 9 della Costituzione del Paese nipponico: Il partito di Abe, infatti, insieme all’alleato di governo, il partito di ispirazione buddista Komeito, potrà disporre della maggioranza qualificata dei due terzi dei seggi parlamentari e potrà, quindi, procedere alla revisione costituzionale. La modifica più importante sarà, appunto, quella all’articolo 9 della Costituzione, che prevede la rinuncia da parte del Giappone “alla guerra come diritto sovrano della nazione”. La costituzione giapponese è stata messa a punto negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, in pratica sotto dettatura delle forze americane, e non è quindi così strano che contenga affermazioni così “estreme”, che negli anni del dopoguerra hanno fatto sì che il Giappone costituisse e mantenesse solo una ridotta forza militare definita “di autodifesa”. Inoltre, l’articolo 9 della Costituzione impedisce espressamente al Giappone di entrare a far parte di coalizioni militari per l’appoggio ad altri Paesi in caso di conflitto, essendo consentito al Paese solo l’uso della forza in caso di attacco diretto. Tutto questo potrebbe cambiare dopo le recentissime elezioni, sul cui esito hanno indubbiamente pesato le minacce missilistiche e nucleari del leader nordcoreano. Di certo c’è che, nei prossimi mesi, il Giappone potrebbe chiudere una pagina della propria storia durata settant’anni e potrebbe, quindi, nel giro di pochi anni, (ri)diventare una potenza militare in estremo oriente, con possibili ridefinizioni degli equilibri nell’area.