In attesa dell’audizione ufficiale della commissione d’inchiesta che si svolgerà il prossimo 22 luglio, la direttrice del Secret service Kimberly Cheatle, l’agenzia statunitense preposta alla sicurezza del presidente degli Stati Uniti e degli ex presidenti, si è assunta la responsabilità del fallimento della sua agenzia nel prevenire l’attacco all’ex presidente Donald Trump, affermando tuttavia di non avere intenzione di dimettersi. Nello stesso discorso, la Cheatle ha definito “inaccettabile” quanto accaduto ma, nello stesso tempo, ha scaricato la responsabilità sulla polizia locale: questo perché, secondo la direttrice, il Secret service è responsabile della sorveglianza del perimetro interno dell’evento, mentre era alla polizia locale che competeva di sorvegliare l’area al di fuori del perimetro, area che comprendeva l’edificio sul cui tetto l’attentatore si è posizionato per sparare. In realtà, diversi analisti hanno sottolineato come il Secret service fosse responsabile del coordinamento della sicurezza generale degli eventi ai quali partecipano il presidente, l’ex presidente e altre autorità di vertice, ha inoltre la responsabilità primaria di affrontare e gestire il rischio di un tiratore a lunga distanza e di bloccare le possibili linee di tiro, ordinando alla polizia locale di presidiare gli edifici che potrebbero offrire tale opportunità a un eventuale attentatore. Al di là di ciò, i filmati dell’evento che stanno emergendo in queste ore evidenziano come l’attentatore abbia avuto tutto il tempo di posizionarsi con il fucile, malgrado fosse in piena vista, e come dopo gli spari, sia passato oltre un minuto prima che la reazione dei tiratori scelti neutralizzasse finalmente la minaccia.
Il segretario alla sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, ha commentato l’accaduto parlando di “fallimento della sicurezza” ma, nello stesso tempo, ha detto ai giornalisti alla Casa Bianca di avere “fiducia al 100 per cento” nel Secret service statunitense e nel suo direttore.