L’Estonia ha deciso, anche se facente parte della Ue, di dimezzare la sua popolazione di lupi, con un piano di abbattimento di 140 capi. Ciò allo scopo di preservare la naturale soggezione dell’animale nei confronti dell’uomo e limitare i danni che tali popolazioni portano agli allevamenti e agli animali domestici. Tale piano, però, pone all’attenzione la sperequazione nello status di questo animale nei diversi Paesi dell’Ue. La direttiva Fauna-Flora-Habitat disciplina, appunto, il livello di protezione del lupo: per Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Bulgaria e Slovacchia la specie può essere cacciata regolarmente; in Spagna, Grecia e Finlandia, in certe zone, può essere soggetto a gestione. Nei restanti Stati, come il nostro, è elencato nell’allegato IV della direttiva Habitat e quindi rigorosamente protetto. Anche se, in casi accertati o di estremo pericolo, possono essere effettuati interventi di rimozione. Essendo però la direttiva Habitat quella che stabilisce il livello di protezione, troviamo il lupo in una condizione che dal 1992 non è stata più aggiornata. A quei tempi, però, il predatore era pressoché estinto. Per cambiare il livello di protezione bisogna mettere tutti gli Stati d’accordo. Gli stati che hanno aderito alla Ue dopo il 1992, hanno voluto mantenere il diritto di controllare il numero dei lupi. È vero che ciascun Paese può deliberare, in casi estremi, un intervento ma questo, in Italia, rimane un grosso ostacolo, visto il livello di animalismo che alberga nell’opinione pubblica. La Francia invece, che non antepone animalismo alla gestione scientifica, ha deliberato di non poter sostenere sul proprio territorio più di 500 lupi. Per cui, per proteggere il bestiame, ha deciso l’abbattimento di 100 capi. Questo per limitare danni e ulteriori aggravi sugli allevatori.