Sta sollevando molte proteste la decisione della regione Lazio, nelle vesti della Asl Roma 1, di destinare all’abbattimento i circa 130 animali tenuti nella nota “Sfattoria” di via Arcore, zona Roma Nord. Le specie in tale struttura sono maiali domestici e cinghiali metropolitani. I primi sottratti a metodi di allevamento molto personali, e immaginiamo poco consoni alle più elementari norme di vita. I secondi sono invece molti di quelli che vengono catturati dentro Roma e dintorni e scampati, non è chiaro come, all’abbattimento immediato. A tale decisione di eliminazione l’Asl suddetta è arrivata in quanto tale fattoria ricade nella zona rossa, in cui sono stati individuati diversi casi di peste suina. Però, viste le proteste e le argomentazioni dei suoi gestori e di molti soci sostenitori, si è contrapposto il Tar, che ha bloccato tale provvedimento fino al 14 settembre di quest’anno, in attesa di ulteriori perizie e stime sull’operazione. I maschi delle due specie, a quanto dicono i gestori, sono stati tutti sterilizzati e tutti gli esemplari sono stati sottoposti a un lungo periodo di quarantena, onde evitare casi di propagazione della malattia, risultandone esenti.
Ora, volendo dare un nostro parere, ma soprattutto volendo evidenziare i paradossi di tale situazione, ricordiamo innanzitutto la nostra posizione ben nota nei confronti dell’animalismo oltranzista. Ma altrettanto, se tale pratica non ostacola in alcun modo una gestione equilibrata della Natura stessa, riconosciamo ovviamente la libertà di ciascuno di avere le proprie idee. Ricordiamo però che tale fattoria risiede nella zona rossa della peste suina, dove, a fronte di un’alta possibilità di trasmissione, gli abbattimenti selettivi sono stati impediti con le scuse più disparate. È stata allora creata una ulteriore zona, definita celeste, esterna alla prima, dove si sarebbero dovuti invece autorizzare gli stessi prelievi, in seguito proibiti anch’essi. Non è finita. L’Atc Roma 2 ha, su comunicazione della Regione Lazio, ulteriormente bloccato altre 61 postazioni di caccia di selezione attorno alla zona celeste. Serve altro? Ci vogliamo anche mettere che nelle zone protette, Roma Natura e company, sono autorizzate soltanto le gabbie perché di abbattimenti non se ne parla? Per i quali, se il pericolo è che i selettori possano fare ulteriore epidemia spostandosi sul territorio infetto, immaginiamo invece quello che potrebbe fare il depositare gabbie, rifornirle, prelevare gli animali, spostarli per l’abbattimento eccetera. Per cui in tanto caos, ma soprattutto, con tanto riguardo per non abbattere nulla o perlomeno il meno possibile, qualcuno ci potrebbe spiegare perché, invece, i soli che debbono andare al macello sono gli animali di tale Sfattoria? Siamo sicuramente dalla parte delle istituzioni se si professa la linea dura, naturalmente nella misura in cui sia necessaria. Ma non siamo assolutamente propensi alla creazione di “Figli e figliastri”. Per cui sposiamo le proteste dei gestori. Non per il senso, bensì per l’incapacità decisionale dell’autorità preposta.