Anche in Giappone c’è un problema con gli orsi: in particolar modo nell’isola settentrionale di Hokkaido. Il Giappone ne ospita due tipi: l’orso nero asiatico (Ursus thibetanus) e l’orso Ussuri (Ursus Arctos lasiotus). Quest’ultimo vive infatti solo sull’isola di Hokkaido, la quale è scarsamente popolata e molto ricca di foreste. Si stima che ce ne siano tra i 6.500 e i 10.000 esemplari. Un numero enorme, che mette in serio pericolo la tranquillità, o meglio la normale vita degli abitanti del luogo, calcolando che il tipo Ussuri può raggiungere circa 250 kg con un’altezza di più di due metri. Manco a dirlo i problemi sono gli stessi che da noi: scontri con gli umani nei pressi dei cassonetti, e dovunque ci sia anche solo una leggera promiscuità tra orsi e umani. Una delle cause che viene studiata dai ricercatori locali è che nelle regioni rurali la popolazione umana media ha raggiunto un’età molto elevata. In altre parole gli esseri umani sono diventati inoffensivi per gli orsi, che hanno perso l’abitudine alla paura e all’avversione per l’uomo. Molti i video reperibili in rete, addirittura in cui gli orsi pescano salmoni nei fiumi tali e quali a quelli dell’Alaska e dello Yukon. Anni fa un orso aggredì 4 passanti, tentò di entrare in una base militare saltando i cancelli, ferì altre persone persone prima di essere abbattuto da cacciatori locali chiamati in aiuto.
Secondo i dati del Ministero dell’Ambiente locale, sono state ferite 109 persone tra aprile e settembre. E questo, come detto, solo sull’isola di Hokkaido. Si sta registrando tutt’ora un aumento degli attacchi senza precedenti verso le persone, con 2 morti all’attivo. In Giappone esiste una delle legislazioni più restrittive al mondo in materia di armi, altrettanto vale nei riguardi della caccia. Tanto è vero che gli abbattimenti sono fatti principalmente dallo stato. Soltanto nel 2022 ne sono stati abbattuti più di 1.000. Il governo nel frattempo è preso tra i due fuochi, ovvero tra la protezione della fauna e la protezione degli abitanti. Compresi i danni agli allevamenti, che hanno reso famosi alcuni plantigradi, come l’orso soprannominato Ninja, od OSO18, verso il quale si è scatenata una caccia durata ben 4 anni, con la predazione fatta da quest’ultimo di addirittura 66 bovini. Come si vede, il problema è sempre più o meno lo stesso: quando certe specie perdono il timore dell’uomo, valicano facilmente i confini della convivenza. E da selvatici diventano dipendenti dall’uomo stesso. Il quale diventa, con le sue abitudini di vita, la sopravvivenza per gli stessi animali. Per cui i metodi buonisti, tanto propagandati anche da noi, non sono altro che palliativi destinati a all’inefficacia nel limitare i problemi che inevitabilmente nascono. Siamo sempre più convinti che la paura dell’uomo indotta da comportamenti dissuasivi pesanti e il giusto numero degli animali rispetto al territorio vivibile disponibile, siano le sole possibilità per gestire al meglio queste situazioni.