Una settimana fa un folle ha ucciso sei persone a Ostrava, in Repubblica ceca: i contorni della vicenda sono oggi più chiari e…
Pochi giorni più tardi dell’annuncio ufficiale del respingimento del ricorso della Repubblica ceca alla corte di giustizia europea contro la direttiva 2017/853 in materia di armi, il Paese centroeuropeo ha dovuto fare i conti con un cosiddetto “mass shooting”: trattandosi di uno dei Paesi dell’Unione con la legislazione meno restrittiva in materia di armi, non sono mancati affrettati commenti sul fatto che se la possibilità di acquisire armi fosse stata meno facile, l’evento non si sarebbe verificato. Ebbene, in questi giorni le autorità locali di polizia hanno rilasciato una serie di dichiarazioni che consentono di fare opportuna luce sulla vicenda e, soprattutto, di confermare che l’autore dell’eccidio (7 persone morte, più lo stesso autore), Ctirad Vitasek, aveva tre precedenti penali, per crimini contro la proprietà e anche contro la persona, di conseguenza non sarebbe stato autorizzato all’acquisto e alla detenzione di armi con le vigenti leggi della Repubblica ceca. L’arma utilizzata da Vitasek è risultata, infatti, essere di provenienza illegale e per di più non risulta essere stata sottratta ad alcun legale detentore del Paese. Tra le motivazioni del gesto, si ritiene vi fosse una forma ossessiva di ipocondria che aveva fatto ritenere al soggetto di essere gravemente malato e che i sanitari non volessero curare la sua malattia.
Tra gli aspetti più sconcertanti della vicenda c’è il fatto che coinvolte loro malgrado e casualmente nell’evento, c’erano due guardie penitenziarie, che si trovavano in quel momento nell’ospedale. Purtroppo nessuna delle due era armata, in caso contrario probabilmente il folle sarebbe potuto essere ridotto in condizioni di non nuocere prima che il bilancio raggiungesse il suo drammatico totale.