Il sottosegretario alla salute Andrea Costa ha dichiarato in questi giorni a Genova che in Italia bisogna abbattere il 50% dei cinghiali. Più facile a dirsi che a farsi, e le proposte finora avanzate di estensione del periodo venatorio potrebbero non rappresentare la soluzione. A livello locale, nella sola “zona celeste” di Roma (interessata, lo ricordiamo, dal primo caso di migrazione della peste suina dal cinghiale al maiale domestico), in 30 giorni ne dovranno essere “catturati” (abbattuti? “prelevati”? Attenti alle parole giuste, che qualcuno si potrebbe impressionare) 400. Si confida nella modifica alla normativa per estendere a 5 mesi la caccia al cinghiale, anziché 3. Dei 400 cinghiali, 200 dovranno essere tolti dalle aree protette regionali e altri 200 al di fuori, ovvero in terreno libero. Anche i suini domestici non se la passeranno bene: nel raggio di 10 km dall’area dell’allevamento trovato infetto dovranno tutti essere abbattuti.
A questo punto è meglio dare qualche indicazione su come in genere si caccia o insidia il cinghiale. La diffusissima espansione di questi animali fin nei parcheggi o nelle vie, calmi e tranquilli, potrebbe far credere che si catturano o si abbattono, mentre i loro “colleghi” rimangono lì. Alla prima fucilata, invece, spariranno tutti, cercando di nascondersi meglio che possono. Ben lo sanno i selecontrollori che, fino che non è passato almeno un mese dalla chiusura della caccia in braccata, non riescono a vedere un cinghiale. Quindi? Li inseguiamo con i cani nelle macchie? E chi ci entra in questa stagione, che spine e rovi hanno preso tutto lo spazio disponibile? E le altre specie, che sono impegnate nelle cure parentali dei loro piccoli? Un conto, quindi, sono gli obiettivi (ambiziosi, a questo punto), un conto è come conseguirli nella pratica. Non parliamo poi delle gabbie, visti gli scarsissimi risultati ottenuti dalle aree protette con tali attrezzi. Ma veniamo ai 5 mesi di caccia: se si prolungherà fino al mese di febbraio, ci sarà uno sterminio di piccoli di cinghiale appena nati e femmine ancora gravide. Ma non eravamo noi cacciatori le bestie sanguinarie che sparano sempre a tutto? Meglio sarebbe anticipare di un mese. Ma ancora una volta il problema sono, e continueranno a essere se non vengono modificate, le aree protette, in cui non si fa selezione.
La proliferazione l’hanno provocata le paranoie animaliste, con la parco-mania. Al massacro indiscriminato, sarebbe più opportuno contrapporre invece un approccio ragionato e, possibilmente, tale poi da funzionare anche per la gestione ordinaria, dopo l’emergenza.