Preoccupazione per la riforma del referendum

La Cabina di regia, formata dalle Associazioni venatorie riconosciute (Federcaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Arcicaccia, Associazione nazionale libera caccia, Italcaccia, Ente produttori di selvaggina) e dal Comitato nazionale caccia e natura, prende le distanze dalle ipotesi di riforma costituzionale del referendum in discussione alla camera e invita i cacciatori e la società civile tutta a opporsi a esse. Le Associazioni venatorie e il Comitato nazionale caccia e natura (Cncn), riuniti nella Cabina di regia unitaria del mondo venatorio, esprimono le più vive preoccupazioni per le ipotesi di riforma costituzionale dell’istituto del referendum, in discussione presso la commissione Affari costituzionali della Camera.
È soprattutto la prevista ipotesi di riduzione del 25% del quorum di validità della consultazione referendaria a suscitare le maggiori riserve perché altera gli equilibri del sistema di democrazia previsto dai Padri costituenti e potrebbe portare a conseguenze gravi per tutti.
È vero che il referendum è la massima espressione della sovranità popolare che l’articolo 1 della Carta pone a fondamento della nostra Repubblica democratica, ma la stessa norma subito aggiunge che il popolo “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Con queste “forme” e questi “limiti” i costituenti hanno dato contenuto al sistema di democrazia parlamentare del nostro Paese nel quale il potere legislativo, il più importante e complesso dei poteri dello Stato, viene esercitato, in nome del “popolo sovrano”, dai deputati e senatori, da questo liberamente eletti, nelle rispettive sedi del Parlamento.
I padri costituenti sono stati particolarmente accorti e sensibili e, con l’istituto del referendum abrogativo, hanno restituito la “sovranità” al popolo anche dopo che l’iter di formazione delle leggi si è concluso presso le Camere e ha avuto l’imprimatur del presidente della Repubblica. Lo hanno fatto però entro limiti di materia e a condizioni ben determinate, fissando un quorum partecipativo pari alla maggioranza degli aventi diritto al voto nell’elezione della Camera dei Deputati. Si è voluto così che l’intervento diretto dei cittadini nella funzione legislativa avvenisse in maniera ordinata, su temi in grado di suscitare l’interesse della maggioranza degli elettori, curando nel contempo che non si trasformasse in un mezzo di pressione demagogica al servizio di interessi particolari.
Alterare questo equilibrio, non solo dimezzando la soglia di validità della consultazione ma anche prevedendo, con il referendum propositivo, uno strumento di produzione attiva della legislazione, significa minare alle basi il nostro sistema di democrazia parlamentare, che vedrebbe svilito il ruolo delle camere, cioè dei massimi organi in cui si esprime la “sovranità del popolo” nel suo complesso e affiderebbe a minoranze, compatte e ben organizzate, le scelte legislative su ogni materia che si volesse colpire e ciò avverrebbe nei confronti di tutti. Sarebbe il 12,5% + 1 degli aventi diritto a decidere le sorti di tutti i cittadini italiani!
È fin troppo ovvio che le Associazioni venatorie avvertano questa grave preoccupazione con maggiore intensità perché sono consapevoli di doversi confrontare in continuazione non solo con il vasto mondo, ben strutturato ed organizzato, delle Associazioni ambientaliste e animaliste e degli Anti-caccia a priori che non conoscono, o non vogliono comprendere, i valori della caccia, le sue tradizioni, la sua utilità sociale e per la tutela dell’ambiente, la sua rilevanza per l’economia e molto altro, ma anche per il disinteresse a tali temi di gran parte della popolazione, soprattutto dei centri urbani, che certamente diserterebbe una più che probabile consultazione referendaria abrogativa della caccia, lasciando la scelta a una minoranza degli aventi diritto.
Come però si è già detto, la riforma ipotizzata avrebbe conseguenze di ben più ampia portata su cui occorre riflettere perché tutti, non solo i cacciatori, potrebbero subirne danni.
La Cabina di regia delle associazioni venatorie, mentre chiama a raccolta in un fronte comune tutti i settori che hanno a cuore i valori e la tradizione della caccia e la gestione dell’ambiente affinché si impegnino fin d’ora nel contrastare tali proposte anche solo favorendo la conoscenza dei loro effetti potenziali, invita tutti i settori della società civile ad opporsi ad esse per evitare che anche temi importanti, come quelli attinenti alle libertà civili, alla sanità, alle opere pubbliche, eccetera, siano alla mercé di minoranze faziose, portatrici di interessi di parte, magari nel disinteresse della maggioranza dei cittadini che poi ne subirà le conseguenze.
La Cabina di regia segnala inoltre alle forze politiche più consapevoli e avvedute l’esigenza di vigilare affinché l’opera accorta e sapiente del legislatore costituente non venga posta nel nulla con modifiche pericolose, se non distruttive, i cui effetti di sistema non sono, forse, oggi neppure immaginabili.