Ritirati gli emendamenti sulla caccia

Sarebbero state davvero semplificazioni per evitare contenziosi, quelle presentate dai senatori leghisti, ma al solito la grancassa degli animalisti ha avuto la meglio. Il commento di Federcaccia Come è noto in sede di conversione del decreto-legge “Semplificazioni” alcuni senatori della Lega avevano presentato emendamenti destinati a risolvere motivi di contenzioso in ambito di regolamentazione venatoria: prevedevano, in sostanza, di trasformare le aziende faunistico-venatorie, che oggi devono essere senza scopo di lucro almeno sulla carta, in riserve di caccia a pagamento; di eliminare l’obbligo di annotazione immediata sul tesserino venatorio regionale del selvatico prelevato; di consentire alle Regioni più ampio margine per la caccia in deroga; di sostituire i pareri consultivi obbligatori dell’Ispra con quelli di istituti o osservatori regionali. L’emendamento numero 3.0.76, a prima firma Ripamonti, in particolare, avrebbe consentito di ricorrere ai cacciatori per il controllo della fauna. In sostanza, questo emendamento avrebbe consentito di superare le recenti sentenza di incostituzionalità che hanno riguardato alcune Regioni, come la Liguria e l’Abruzzo, che stavano utilizzando i cacciatori volontari in ausilio alla polizia provinciale per il controllo delle specie in sovrannumero (cinghiale su tutte). Per fare leva sulla consueta emotività, e quasi totale mancanza di conoscenza della materia, di cittadini e larga parte della classe politica, erano già stati ribattezzati “emendamenti sparatutto”. Così gli emendamenti ieri sono stati ritirati: sappiamo, infatti, che sull’argomento caccia non c’è unità di vedute tra Lega e i partner governativi dell’M5s…
Adesso Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf esultano per quella che, ovviamente, giudicano una vittoria del buonsenso.
Ecco, al riguardo, il commento di Federcaccia: “Cosa ci sia da essere soddisfatti per non aver consentito di chiarire a livello nazionale la ormai annosa questione dell’annotazione sul tesserino dei capi abbattuti o dell’impiego di personale formato sotto il controllo delle pubbliche amministrazioni per le operazioni di contenimento della fauna invasiva – leggi soprattutto cinghiali che continuano a provocare danni all’agricoltura, incidenti e morti – vorremmo essere in grado di capirlo anche noi e ci piacerebbe lo spiegassero ai cittadini, invece di nascondersi dietro trionfalistici comunicati da salvatori della Patria. Ma ovviamente se ne guardano bene, non avendo argomenti che non siano le solite ragioni emotive e il consueto spauracchio di infrazioni europee mai realizzatisi in campo venatorio, mentre bene altra storia – ma questo se ne guardano bene dal dirlo – si ha in materia ambientale. E noi – cittadini, prima che cacciatori – intanto continuiamo a pagare il conto di un animalismo senza senso e senza logica.