Il poligono non può diventare un supermercato delle armi: così, in modo anche piuttosto demagogico, il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha commentato la tragedia verificatasi domenica a Roma, in cui un folle ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre quattro con un’arma sottratta al Tiro a segno nazionale di Tor di Quinto. Sisto invita il prefetto di Roma a intervenire sulla questione e il prefetto Bruno Frattasi, al termine della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, conferma di aver parlato con il questore e le altre forze di polizia per programmare una “stretta” sui poligoni di tiro e per “vedere i controlli amministrativi che possiamo fare quanto alla regolarità della conduzione della gestione da parte dei vari gestori di queste strutture”.
Messa così, sembra che le sezioni del Tiro a segno nazionale siano “porti franchi” affidati a non si sa quale “zona grigia”, tale per cui possono agire in completa autonomia, non devono rendere conto a nessuno e possono fare come meglio (o peggio) gli pare sulla gestione delle armi. La polizia può solo entrare in punta di piedi? In realtà non è così: come al solito, quando i buoi sono ormai usciti, si invoca la chiusura della stalla, scaricando sull’ultimo anello della catena (in questo caso il Tsn e il suo presidente) le mancanze e le omissioni altrui.
È comodo, oggi, pensare che un Tiro a segno nazionale possa fare quello che gli pare impunemente, peccato che così non sia: ancora una volta si invocano più leggi, quando le leggi in realtà già ci sono, e anche piuttosto chiare. E ancora una volta, il problema a quanto pare non sono le leggi, bensì chi dovrebbe verificarne l’applicazione. Appunto, a tal proposito: in un Tsn, chi è che deve controllare? La risposta non è poi così difficile da trovare: nel regolamento di organizzazione dell’Unione italiana Tiro a segno (Uits) emanato con dpr 12 novembre 2009, n, 209, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 25 gennaio 2010, all’art. 3 (sezioni Tsn), per esempio, è chiaramente indicato (punto 2) che “le sezioni Tsn…(omissis)… svolgono attività di Tiro a segno con coordinamento e vigilanza dell’Uits, nonché sotto il controllo dei ministeri della Difesa e dell’Interno, per i profili di rispettiva competenza concernenti la realizzazione e tenuta degli impianti di tiro e relativa agibilità, nonché di pubblica sicurezza connessi all’uso delle armi”.
E già: potrà sembrare incredibile (vogliate cogliere l’amara ironia), ma è proprio all’autorità di pubblica sicurezza (questura, prefettura, e su fino al ministero dell’Interno) che competerebbe la verifica di tutti gli aspetti burocratici, amministrativi e procedurali inerenti le armi da fuoco, non solo per quanto riguarda le armerie e i privati, ma anche per quanto riguarda i Tsn. Ma i diretti interessati, lo sanno? Qualcuno, in questi anni, è andato al Tsn a verificare come stessero le cose?
Giusto invocare il lavoro della magistratura per l’accertamento delle responsabilità penali della gestione di Tor di Quinto e, ovviamente, è lecito aspettarsi che l’autore della strage riceva una sanzione commisurata alla gravità del gesto che ha commesso (l’ergastolo sarebbe il minimo, francamente, ma essendo in Italia non si può mai sapere). Sbagliato e inaccettabile, a nostro avviso, fare un comodo scaricabarile sul Tiro a segno nazionale in generale e mistificare “zone franche” o “zone grigie” per far passare in cavalleria l’assenza di controlli e verifiche da parte di coloro i quali erano preposti a svolgerli e a ciò erano incaricati dalle leggi vigenti.
Il prefetto Frattasi, per parte sua, dice che “Individuare responsabilità prima che l’abbia fatto la magistratura non è corretto farlo”.
Invece le responsabilità devono (come è giusto che sia) essere trovate non solo dalla magistratura, ma a tutti i livelli, proprio per evitare che un fatto del genere si possa verificare nuovamente. E chi ricopre i ruoli chiave, a tutti i livelli, è giusto che le proprie responsabilità se le assuma.
L’Unione italiana Tiro a segno, per parte sua, si smarca con un comunicato che è stato pubblicato dal quotidiano La Repubblica: “L’Unione Italiana di Tiro a Segno non dispone certamente di poteri di polizia e il ruolo che essa svolge su tale materia consiste nella redazione dei regolamenti tecnici per l’effettuazione dei corsi di addestramento teorici e pratici per il rilascio della certificazione di idoneità all’uso delle armi da fuoco, necessaria per coloro che effettuano servizio armato presso enti pubblici e privati o che vogliano comunque ottenere una licenza di porto di armi, oltre, ovviamente, la correlata vigilanza circa il loro rispetto. L’idoneità dà diritto a chi ne sia titolare di esercitare attività di tiro all’interno delle strutture preposte utilizzando armi messe a disposizione dalla locale Sezione Tsn e costantemente depositate presso gli appositi locali di sicurezza, il tutto sottoposto alla puntuale osservanza di rigide norme di legge. Il fatto che l’autore del reato, in quanto persona iscritta al Tsn e in possesso della certificazione di idoneità, si sia presentato al Poligono richiedendo la possibilità di utilizzare un’arma per esercitazione rientra dunque nelle procedure consentite, mentre la circostanza assolutamente deprecabile è che abbia portato l’arma con sé e che il personale di servizio non abbia avuto modo di fermarlo prima che lasciasse la struttura”.
“Attendiamo gli esiti delle indagini“, ha dichiarato il presidente della Unione Italiana Tiro a Segno, Costantino Vespasiano, “con l’impegno di farci promotori presso le competenti Amministrazioni dello Stato affinché le misure di sicurezza e l’azione destinata alla verifica del loro rispetto siano quanto più stringenti possibile per garantire la sicurezza dei tiratori e di quanti si accingono a maneggiare armi. Non posso però non sottolineare come questa amara vicenda colpisca un sistema, quello delle sezioni Tsn, sospese su un crinale malfermo che da un lato consente a chiunque di poter maneggiare un’arma all’interno della sezione ma allo stesso tempo non prevede l’interessamento di quest’ultime da parte dell’Autorità quando un soggetto non risulti completamente affidabile all’uso delle armi”.
L’Unione Italiana Tiro a Segno nel frattempo ha reso noto che, in attesa che le indagini facciano il loro corso, “il Presidente della Sezione Tsn di Roma si è autosospeso dalla carica di Presidente e di consigliere e pertanto il consiglio Direttivo della Sezione Tsn Roma nominerà un Vice Presidente con il compito di provvedere a gestire l’ordinaria attività”. Infine si fa sapere che “quanto prima sarà incaricato il Procuratore Federale, coadiuvato dal segretario Generale Uits, e da due esperti, per i quali chiederà l’indicazione al Ministero della Difesa, nella sua qualità di Ente vigilante, per l’effettuazione di un’indagine amministrativa”.