Forte sospetto di depistaggio sulla vicenda della tragedia del supermercato ebraico Hypercacher di Parigi, dove Amedy Coulibaly morì dopo aver a sua volta ucciso 4 persone il 9 gennaio 2015. Il giorno prima il terrorista aveva ucciso per strada anche l’agente di polizia Clarissa Jean-Philippe. Secondo quanto riferisce Ilfattoquotidiano.it di ieri, la procura di Lilla non ha potuto indagare e collaborare con quella anti-terrorismo di Parigi, che si occupa degli attentati, perché il 18 giugno dell’anno scorso, a sorpresa, il governo francese ha opposto il segreto di Stato: la commissione pubblica competente Ccsdn (Commission consultative du secret de la Défense nationale) ha rigettato la richiesta di declassificazione di vari documenti del ministero dell’Interno. In particolare la procura non potrebbe indagare sulle armi usate da Coulibaly, un fucile d’assalto Cz e quattro Tokarev, vendute dall’azienda slovacca KolArms alla società Seth Outdoor, nella zona di Lilla, gestita da Claude Hermant e dalla moglie Aurore Joly e forse passate sotto altri intermediari.
I due sono stati indagati a partire dal 20 gennaio 2015 e incarcerati. Hermant è personalità di spicco dell’estrema destra di Lilla, con legami diretti nel passato con il Front national. Si è scoperto che Hermant era dal 2013 un informatore dei servizi segreti francesi, che lo utilizzavano come spia proprio nel mondo del traffico d’armi. Secondo il quotidiano italiano le forze dell’ordine si sarebbero viste passare sotto il naso fucile e pistole finiti poi nelle mani del terrorista islamico. Ma di più non è possibile sapere perché il governo francese ha opposto sulla vicenda il segreto di Stato.
Claude Hermant, 53 anni, è figlio di un minatore iscritto al partito comunista, paracadutista, esponente di punta del servizio d’ordine del Front national e mercenario in Africa (qui sospettato di collaborare con i servizi segreti francesi). Politicamente si definisce “un anarchico di destra”, vicino a gruppi xenofobi e di rivendicazioni regionalistiche fiamminghe nel Nord della Francia. Negli ultimi anni lavorava in una friggitoria, proprietà della moglie, e gestiva un terreno dove si pratica il paintball. Hermant è stato in realtà arrestato senza alcun legame con gli attentati di Coulibaly, ma nel quadro di un’inchiesta dei magistrati di Lilla su un traffico d’armi, che passava attraverso la vicina Charleroi, in Belgio, e la città del Nord della Francia e che trattava “prodotti” in arrivo dall’ex Jugoslavia. A partire da maggio hanno iniziato a girare voci insistenti sul fatto che Hermant fosse un infiltrato della gendarmeria in quel giro. Nel settembre 2015 il sito Mediapart ha pubblicato alcuni di quei documenti segretati. Indicano che Hermant era informatore dal 2013 e avrebbe importato un centinaio d’armi da guerra demilitarizzate in Francia, anche quelle di Coulibaly. Probabilmente sarebbe lui l’autore del ripristino della raffica in alcune di quelle armi. A metà dicembre i giudici anti-terrorismo di Parigi lo hanno interrogato. Da allora più nulla. Hermant resta in prigione, mentre la moglie è stata liberata. Maxime Moulin, l’avvocato di Hermant sentito da Ilfattoquotidiano.it, sostiene che la custodia cautelare sia ingiustificata e che “il segreto di Stato, così com’è applicato in Francia viola il diritto europeo, perché lo Stato può tenere segreti dei documenti che potrebbero discolpare una persona. E non ci si può fare niente”. Ma promette “Il mio cliente è ben determinato a fare luce sui suoi legami con i diversi servizi dello Stato. E su tutte le loro implicazioni”.