Che le associazioni ambientaliste scendano sul piede di guerra (una ventina di loro ha organizzato un presidio davanti a Montecitorio) ogniqualvolta si accenna a qualche riforma che riguardi la caccia non è certo una notizia. Sorprende certamente che a protestare, anche in maniera piuttosto plateale, sia una trentina di parlamentari di quella maggioranza che pochi giorni fa ha approvato in commissione agricoltura la norma che concede alle regioni la facoltà di estendere la stagione di caccia oltre il 31 gennaio.
Fiorella Ceccacci e Basilio Catanoso del popolo della libertà sono stati i primi firmatari dell’emendamento, al quale, sostengono, daranno sostegno una trentina di compagni di partito (tra cui Margherita Boniver, Flavia Perina, Fiamma Nirenstein e Pietro Lunardi), per eliminare dal testo della comunitaria la norma dell’articolo 43 (sull’argomento stasera dovrebbe esserci un vertice di maggioranza.). Non par vero all’opposizione: alcuni parlamentari del pd, per esempio, auspicano una “marcia indietro” e “un soprassalto di senso di responsabilità da parte della destra alla camera”. Il presidente nazionale dei verdi, Angelo Bonelli, vuole una mobilitazione contro una norma “irresponsabile”, mentre Antonio Borghesi, della Italia dei valori, parla di “deregulation senza senso”.
Cacciatori assassini senza scrupoli? A quanto pare non la pensano allo stesso modo in quattro comuni in provincia di Verona (Gazzo veronese, Nogara, Casaleone e Bovolone), dove le amministrazioni comunali hanno arruolato proprio i cacciatori contro il flagello delle nutrie. «Si riproducono peggio dei ratti», sostengono gli esperti e nel giro di pochi anni si sono moltiplicate e hanno invaso le campagne della pianura padana, diventando ben presto un problema per gli agricoltori e per le bonifiche della Bassa.