Le associazioni venatorie Federcaccia, Enalcaccia e Arcicaccia confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, la priorità per il mondo venatorio di avere conoscenza dei “dati”, di “censire”, di sapere… è innegabile in questo senso che si debba individuare nel tesserino venatorio uno degli strumenti insostituibili per la raccolta di informazioni. È l’estremismo e il fondamentalismo animalista che si propone di utilizzarlo non come occasione di verifica e controllo, come è nel mondo intero, ma nella logica perdente della vessazione. La recente approvazione nella Comunitaria della modifica all’articolo 12 della 157/92 poteva raccogliere un contributo di merito delle associazioni venatorie per corrispondere meglio alle esigenze di conoscenza scientifica e di monitoraggio della fauna selvatica cacciabile e non, attraverso l’impegno attivo dei cacciatori. Purtroppo, la politica ha di nuovo perso un’occasione di ascolto dei cittadini e conseguentemente di arricchirsi delle esperienze pratiche, di persone a conoscenza dei fatti. La modifica alla 157/92 con l’articolo 12 bis recita: “La fauna selvatica stanziale e migratoria abbattuta deve essere annotata sul tesserino venatorio di cui al comma 12 subito dopo l’abbattimento”.
Già molte regioni italiane, anticipando l’Eu pilot, si sono dotate di tesserini e calendari venatori che consentono la metodologia di registrazione da oggi prevista dalla legge nazionale, con norme precedentemente scritte con la partecipazione delle stesse associazioni venatorie. Il tema vero nell’interesse della gestione faunistica è la valorizzazione della conoscenza attraverso la raccolta e la elaborazione di dati certi. Abbiamo bisogno di solidi argomenti da trasmettere all’Europa per eliminare le “dicerie” animaliste che troppe volte hanno trovato audizione dalla burocrazia di Bruxelles. Per quanto riguarda il dare risposte da parte dello Stato italiano alle richieste dell’Unione europea temiamo, però, che il provvedimento preso sia del tutto insufficiente. O, meglio, lo sarà se da parte dello Stato e dell’Ispra si continuerà la prassi di non leggere e tenere conto dei dati che i cacciatori già forniscono ogni stagione venatoria. Se fino a ora lo Stato non è stato in grado di produrre i necessari e circostanziati rapporti richiesti dalla Commissione europea non è per colpa dei cacciatori o del modo in cui la migratoria prelevata veniva annotata sul tesserino, ma per propria responsabilità.
Se non si cambierà rotta, procedendo in questo senso la modifica apportata, potenzialmente utile anche se avrebbe potuto essere meglio formulata, produrrà come risultati concreti soltanto un inutile, sterile aggravio burocratico e una “beffa” antipatica all’attività venatoria senza apportare nessun beneficio e i tesserini venatori continueranno a essere carta straccia, così come da tempo in molte regioni. Ci auguriamo che così non sarà e auspichiamo ora che l’applicazione della normativa abbia certezze e sicurezze interpretative. Occorrono tempi di applicazione e modulistica di registrazione certe e tecnicamente idonee per le quali le regioni abbiano la possibilità di attrezzarsi. Questo almeno, con i tesserini per la prossima stagione già in consegna, è un atto di considerazione per i cittadini cacciatori di questo Paese che ci sembra logico aspettarci. Le associazioni, come sempre, sono a disposizione delle Istituzioni tutte per concorrere a individuare soluzioni funzionali e di facile utilizzazione. Auspichiamo questa volta di essere ascoltati.