Produttori e venditori registrano quest'anno una flessione delle vendite mensili rispetto al 2016
Nei primi mesi di Donald Trump si sono vendute meno armi da fuoco rispetto alla presidenza di Barack Obama. Non è colpa del Tycoon che è un vero e proprio fautore dell’autodifesa e dell’industria delle armi. Ma stando ai dati ufficiali nel 2017 il giro d'affari mensile è sempre stato inferiori all'annata precedente, addirittura con flessioni dal 25 al 50%. Unica eccezione il mese di maggio, quando si è verificato l'attentato al concerto di Ariana Grande a Manchester (Gran Bretagna).
L’antiarmi Obama, che aveva tentato di far approvare leggi che limitavano determinati tipi di armi e soprattutto i diritti degli appassionati, aveva preoccupato molti americani, che durante i suoi mandati avevano acquistato quelle armi che erano state giudicate e rischio di bando.
«È dalle elezioni che le vendite delle armi calano», conferma il ceo della catena specializzata Cabela’s, che ha registrato una flessione del 9% degli utili nel secondo quadrimestre del 2017, anche a dispetto del boom delle vendite registrato in seguito all'attentato al Pulse di Orlando.
Secondo la National shooting sports foundation, però, questo resta un ottimo momento per le armi: «Questa cosa che il settore va male è decisamente esagerata», dichiara il portavoce Mike Bazinet, «anzi, da quando è stato introdotto il sistema di controllo del background dell'acquirente direi che è almeno il secondo o il terzo anno più forte».